ROMA. L'Italia retrocede ufficialmente in serie B. Con il giudizio di Dbrs, l'unica agenzia di rating che ancora lasciava il nostro Paese nella classe di merito più alta, il debito sovrano italiano ha perso l'ultima A rimastagli e le banche italiane rischiano di uscire in un sol colpo dal gruppo di quelle che, nel complesso sistema di prestiti della Bce, «danno in pegno» il meno possibile per ottenere finanziamenti dalla Banca centrale europea. L'agenzia canadese, la più piccola a livello internazionale, ha optato per il downgrade di un gradino del rating dell'Italia portandolo da A a BBB, con outlook. Dbrs si avvicina così a quelle di Fitch, Moody's e S&P, rispettivamente BBB+, Baa2 e BBB-, che avevano motivato i loro giudizi con valutazioni simili a quelle espresse oggi dall'ufficio centrale di Toronto. A pesare innanzitutto l'incertezza sulla capacità politica di proseguire, dopo la bocciatura delle riforme costituzionali al referendum di dicembre e la caduta del governo Renzi, il processo di riforma avviato. Ma a questa si somma anche «la persistente debolezza del sistema bancario, in un periodo di crescita fragile». Nonostante i recenti piani di sostegno del settore bancario, osserva Dbrs, il livello di crediti deteriorati rimane «molto elevato», tale da «compromettere la capacità del settore bancario di agire come intermediario finanziario per sostenere l'economia. In questo contesto, la bassa crescita ha comportato ritardi persistenti nella riduzione del debito, lasciando il Paese più esposto agli shock». Che il livello del debito resti ancora alto e rappresenti un vulnus nelle finanze pubbliche italiane, lo ha certificato del resto anche la Banca d'Italia che ha misurato a novembre un ulteriore aumento dello stock, pari a 2.229,4 miliardi totali, 5,6 miliardi in più rispetto al mese precedente. Secondo il Mef, i titoli di Stato italiani non soffriranno più di tanto della decisione di Dbrs. Il taglio, lascia trapelare il Tesoro, non avrà impatti rilevanti sulla spesa per interessi sul debito pubblico. Qualche effetto potrebbe farsi sentire sui Bot a breve termine, ma si potrà misurare solo nei prossimi mesi. Ad essere penalizzate potrebbero essere invece, ancora una volta, proprio le banche, già particolarmente sotto pressione. La perdita dell'ultima A comporta infatti la perdita della prima classe anche nei rapporti con la Bce. Chiedendo un prestito a Francoforte, gli istituti di credito devono infatti fornire delle garanzie, che possono essere ad esempio i titoli di Stato. Valutando la richiesta, la Banca centrale europea calcola la rischiosità degli asset che le banche danno in garanzia in base al rating più alto assegnato dalle quattro principali agenzie di rating. Finora per l'Italia restava quindi il baluardo dell'ultima A assegnata da Dbrs. Ma con il downgrade, anche l'Eurotower modificherà il suo giudizio e, di conseguenza, per avere lo stesso ammontare di prestiti, le banche italiane rischiano di dover presentare beni in garanzia per un importo maggiore. C'è infine l'impatto sulla «credibilità» del sistema Italia. Faticosamente, anche grazie a politiche fiscali vantaggiosi, il governo ha cercato di attrarre investimenti stranieri nel nostro Paese. Ora molti grandi investitori istituzionali potrebbero optare per altre destinazioni, considerate più affidabili.