PALERMO. Oltre quarantasette milioni di euro: a tanto ammonta la quota di finanziamenti a cui si è arrivati quest'anno - nonostante fossero stati 40 milioni quelli prefissati per il 2016 - erogati da Irfis-FinSicilia che ha presentato il consuntivo previsionale durante il XXX Osservatorio Congiunturale Nicolò Curella, a chiusura delle Giornate dell'Economia del Mezzogiorno, che si è tenuto questa mattina alla facoltà di Giurisprudenza dell'Università degli Studi di Palermo. Irfis nel 2016 ha ricevuto 144 istanze per 135,1 milioni di euro, i finanziamenti deliberati sono stati 63 per 47,3 milioni, quelli stipulati 27 per 25,1 milioni, le erogazioni già effettuate 19,7 milioni. Un'operatività sulla base della quale l'Istituto stima di potere realizzare un margine di interesse pari a circa 1,8 milioni e commissioni nette per 2,3 milioni, con un utile netto di 0,5 milioni. «Oggi l'Istituto è impegnato più che mai nel sostegno al tessuto imprenditoriale siciliano, non soltanto in relazione al soddisfacimento delle esigenze finanziarie delle attività economiche, ma anche attraverso l'attività di consulenza in materia di struttura finanziaria, di strategia industriale, di servizi nel campo delle concentrazioni e dell'acquisizione di imprese - ha detto Alessandro Dagnino, presidente di Irfis-Fin Sicilia -. La Regione siciliana ha voluto dotare il territorio di un istituto finanziario focalizzato sia sulla crescita delle aziende già esistenti che sulle nuove imprese che intenderanno investire nell'Isola sfruttando le importanti opportunità che la nostra terra oggi offre. L'Istituto intende, per questo profilo, proporsi come interlocutore privilegiato, nel proprio ambito finanziario, anche per l'attrazione di nuove iniziative economiche, con particolare focus sulle operazioni di sistema, capaci cioè di produrre effetti anche in termini di indotto sulle imprese minori e sulle famiglie». Tutte le piccole banche italiane, siciliane incluse, spa, popolari e bcc, messe assieme presentano mediamente un maggior grado di patrimonializzazione di circa 4 punti in più rispetto alle grandi banche. Infatti il CET 1 ratio è mediamente al 15,5%. E’ con la rivendicazione di questo primato delle piccole banche che il presidente della Banca Popolare Sant’Angelo, Salvatore Vitale, ha aperto i lavori ieri mattina del XXX Osservatorio Congiunturale del Mezzogiorno della Fondazione Curella. “Il quadro d’insieme”, sottolinea Vitale, “emerso dagli stress test effettuati di recente dalla stessa Banca d’italia, porta a risultati particolarmente significativi che rilanciano il ruolo decisivo svolto dalle piccole strutture bancarie per la solidità dell’intero sistema bancario nazionale”. Un ruolo strategico che viene appesantito, però, oltre che dall’alta rischiosità attuale della concessione di prestiti, anche dall’irrigidimento degli adempimenti di vigilanza e burocratici. Basti pensare che, alla vigilanza di Banca d’Italia, si sono aggiunti anche i controlli della BCE e della Consob. “Un ruolo, quello delle piccole banche”, aggiunge Vitale, “che viene messo in discussione anche dalle ultime determinazioni dell’Ue, che per ottenere una maggiore efficienza delle banche sistemiche, e cioè le grandi banche, spingono alla fusione delle piccole banche, dimenticando che si tratta di organismi bancari legati al territorio e alle problematiche delle famiglie, delle attività agricole, delle pmi”.