Lunedì 23 Dicembre 2024

Prodotti più sani e più "naturali": in Sicilia si investe sui vini bio-vegan

PALERMO. Da una parte c'è l'esigenza di avere prodotti sempre più naturali e dall'altra quella di avvicinarsi ai desideri di una certa fascia di consumatori. In Sicilia aumentano le aziende che investono sul bio-vegan, una porzione di mercato figlia di un sentimento sempre più green e di una logica del basso impatto ambientale. Al bando sostanze di origine animale, dunque, anche nella produzione di alcuni vini che hanno già incontrato il favore dei consumatori. L'Isola si piazza, infatti, al quarto posto nella classifica nazionale dei vini bio-vegan relativa al primo semestre del 2016, con una quota di mercato di poco superiore al 10 per cento, alle spalle di Abruzzo, Toscana e Marche ma davanti a regioni di grande tradizione vitivinicola quali Piemonte, Puglia, Lombardia e Veneto. Più del doppio, anche in termini di volumi di bottiglie dell'intera Francia, che in Italia fa registrare una quota di mercato pari al 4,42 per cento. In questo trend tutto positivo, la parte del leone spetta a Nicosia, la storica cantina di Trecastagni, alle falde dell'Etna, che sugella il successo della Sicilia nel segmento dei vini bio vegan certificato dai dati della Nielsen. Ad un anno dall'ingresso sul mercato del Grillo e del Nero d'Avola bio vegan, Nicosia ha conquistato una quota del 43,42 per cento a valore e del 41,39 per cento a volumi sul mercato nazionale nel segmento «Vini biologici siciliani». Numeri che assumono un significato ancora più pregnante sul mercato siciliano dove la quota di mercato arriva all'85,84 per cento del volume di vendita. «La nostra azienda è sempre stata particolarmente attenta alla ricerca e all'innovazione - racconta Graziano Nicosia -. La scelta di puntare, per primi in Sicilia, sulla produzione di vini certificati bio vegan ha certamente richiesto una buona dose di coraggio, ma è il risultato di un lungo percorso improntato, sia in vigna che in cantina, sulla sostenibilità, un percorso che nasce da motivazioni profonde. C'è il desiderio di venire incontro alle necessità di un pubblico di consumatori sempre più esigente e diversificato. Assistiamo, giorno dopo giorno, al diffondersi di abitudini alimentari e stili di vita nuovi, all'affermarsi di nuove forme di consumo critico e consapevole che meritano rispetto e attenzione, anche da parte del mondo del vino, così gelosamente ancorato alla tradizione. C'è anche l'ambizione di portare sulle tavole dei consumatori vini sani, espressione autentica del territorio e dei suoi vitigni autoctoni. Vini ad impatto zero, prodotti nel pieno rispetto dell'ambiente e della biodiversità, e con un ridotto contenuto in solfiti».

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