ROMA. Col supermercato l'Italia del boom ha saputo "fa' l'americano". Uno dei simboli del consumismo moderno ha debuttato in Italia 60 anni fa quando a Napoli i magazzini Standa aprirono per la prima volta il settore alimentare. Ma risale al 1957, a Milano, l'apertura di un vero supermercato in Italia. Mentre l'inaugurazione del primo supermercato al mondo risale al 1916, sotto l'insegna, oggi scomparsa, "Piggly Wiggly" a Memphis. Qui non solo rock ed Elvis. Da questo angolo degli States è partita una rivoluzione che ha messo al palo la cosiddetta "vendita assistita" per portarci tutti a far la fila alle casse. Gli Usa del resto sono da sempre simbolo di libertà e a questa innata predisposizione ben risponde l'idea di acquisti self service, liberi da commessi talvolta petulanti e chiacchiere da bancone, a caccia di convenienza salva-tempo e dell'abbondanza di marchi global dapprima, e ora sempre più biologici, etici, green. L'americano Nelson Rockefeller cercava un Paese apripista nella Vecchia Europa per esportare il supermarket e gli imprenditori Marco Brunelli e i fratelli Bernardo e Guido Caprotti lo convinsero sulle potenzialità dell'Italia del boom. Nel capoluogo lombardo si accesero così le luci dell'insegna "Supermarket", prototipo che darà il nome all'Esselunga. Sia Bernardo Caprotti che Brunelli da pionieri sono rimasti due grandi protagonisti della distribuzione moderna, uno da fondatore di Esselunga, l'altro di Iper l'ipermercato della grande I, e U2. Un'idea che ha saputo dunque radicarsi in Italia, apripista, e poi nel resto d'Europa per scavalcare il secondo Millennio innovandosi in grande magazzino, ipermercato, discount, super store, delivery, e-commerce, fino al supermercato del futuro presentato da Coop a Expo. Ora, secondo una elaborazione Federdistribuzione su dati Nielsen, la Gdo in Italia vale 90,5 miliardi di euro e contrariamente a quanto si creda vede prevalere le catene nazionali (80,9%) alle straniere (19,1%). Negli ultimi cinque anni sono cresciuti i discount e i superstore, una misura intermedia tra il supermarket e l'iper. Sono punti vendita da 1500-4500 mq a misura di single e piccoli nuclei familiari. Lo sviluppo della Grande Distribuzione in Italia, osserva il presidente di Federdistribuzione Giovanni Cobolli Gigli, "è andato di pari passo con quello della società, spesso anticipando i bisogni delle famiglie. Anche durante questi ultimi anni di crisi la Gdo ha tutelato il potere d'acquisto con politiche ancor più orientate alla convenienza, senza rinunciare ad ampliare l'assortimento per soddisfare le nuove esigenze alimentari degli Italiani: prodotti biologici e salutistici". Il supermercato, per il direttore generale di Coop Albino Russo, "è una formula senza tempo. Già i Romani con i Mercati Traianei avevano il loro centro commerciale. Il nostro gruppo inaugurò nel 1963 a Reggio Emilia il primo supermercato della cooperazione, integrando l'esperienza dei mall coi magazzini francesi. La Gdo è nata sotto diverse spinte: meno costi del personale nell'assistenza all'acquisto e meno costi distributivi perché le forniture sono centralizzate. Maggiore mobilità della famiglia con figli e automunita e frigoriferi in casa, quindi capacità di stoccaggio e conservazione degli alimenti. In Italia - ricorda Russo - le partecipazioni pubbliche nel settore marciavano discretamente: la parte alimentare di Gs, ad esempio, era una punta di diamante dell'Iri. Il supermarket cresce col ceto medio che, negli anni di Carosello, aveva bisogno di icone e manifestava, anche con scelte di consumo, la voglia di appartenenza. Da qui le gallerie di marchi che hanno mandato in soffitta lo sfuso, e le tessere. Nel futuro, secondo l'osservatorio Coop, più voglia di sentirsi community e non un numero nella massa".