PALERMO. Fondi europei, l'Italia spende meglio ma la Sicilia ancora no e le prospettive non sono rosee. Dall'amara analisi dell'economista Franco Garufi diffusa dal Centro Pio La Torre, si evince che i pagamenti a fine agosto hanno raggiunto il 105,8% per i programmi del Centro-Nord e il 96,93% per quelli del Sud.
«La Sicilia è, tanto per cambiare, il fanalino di coda - scrive Garufi - : il Fesr ha fatto da giugno uno scatto di due punti ma i pagamenti sono il 78,5% della dotazione. Troppo bassi per considerarci fuori dall'area di rischio».
Spulciando il Rapporto del valutatore indipendente sul Fesr e sul fondo di coesione per il periodo di programmazione 2007-2013, Garufi rileva che solo una minoranza degli investimenti ha risposto ad una chiara logica di intervento programmatorio.
Il presidente del Centro Pio La Torre, Vito Lo Monaco, chiede «un salto di qualità e un mutamento profondo del modo di operare della pubblica amministrazione: qui risiede il vero ritardo della situazione siciliana che non sarà facile recuperare senza una svolta nel modo di concepire, amministrare e gestire la spesa per lo sviluppo da parte della Regione e degli Enti locali siciliani, sottolinea.
Lo ha recentemente ribadito la Corte dei Conti stigmatizzando la lentezza con cui stanno partendo i bandi per il 2014-20, ma soprattutto la stranezza dell'eccezione tutta siciliana - e dalla Corte tutt'altro che gradita - di sottoporre a preventivo parere di legittimità tutte la spese europee, quasi a sottrarre i dirigenti regionali all'obbligo di assumersi le proprie responsabilità.
Caricamento commenti
Commenta la notizia