Lunedì 23 Dicembre 2024

Olio italiano, scorte per 6 mesi: raccolta ai minimi storici, Sicilia maglia nera

ROMA. Di olio di oliva Made in Italy quest'anno ce n'è poco e le scorte di extravergine saranno esaurite entro i primi sei mesi del 2017, per effetto del crollo del 38% della produzione in Italia, scesa ad appena 298 milioni di chili, vicino ai minimo storici di sempre. È quanto afferma la Coldiretti che ha promosso per tutto il weekend nei mercati di Campagna Amica, da Roma a Milano fino a Palermo, iniziative di conoscenza per aiutare i consumatori a fare scelte di acquisto consapevoli di fronte ad un inevitabile aumento dei prezzi ma anche del rischio di frodi ed inganni. Vista la scarsità del raccolto, i prezzi alla Borsa merci di Bari, che è la più rappresentativa a livello nazionale, sono in significativo aumento - osserva Coldiretti - con un balzo nell'ultima settimana del 43% per l'extravergine rispetto all'inizio dell'anno. Le stime produttive classificano l'Italia come secondo produttore mondiale nel 2016/17 - sottolinea Coldiretti -, con la Puglia che si conferma essere la principale regione di produzione nonostante il calo, mentre al secondo posto si trova la Calabria, con una riduzione della produzione inferiore alla media nazionale e sul gradino più basso del podio si trova la Sicilia dove il taglio dovrebbe essere più marcato a causa delle condizioni meteorologiche primaverili che hanno causato perdite in fioritura. Complessivamente - precisa Coldiretti - nel Mezzogiorno si stima un calo produttivo del 39%, al nord di appena il 10%, mentre al centro del 29%, con la Toscana in linea con questa riduzione. Guardando agli altri Paesi produttori, si segnala il crollo della produzione in Grecia con circa 240 milioni di chili (-20%) ed in Tunisia attestata sui 110 milioni di chili (-21%), mentre in Spagna, che si conferma leader mondiale, si stimano circa 1400 milioni di chili, in linea con l'anno scorso. In controtendenza la Turchia, che brilla con +33% di produzione, per 190 milioni di chili. Si prevede dunque una produzione mondiale a 2,785 miliardi di chili, in calo del 9%, con conseguenti tensioni sui prezzi.

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