PALERMO. Su Sviluppo Italia Sicilia, società regionale in liquidazione, ora è guerra tra lavoratori licenziati ed ex amministratori, mentre per salvare i 75 dipendenti sono a disposizione oltre 12 milioni. Sviluppo Sicilia fu acquistata nel 2008 alla fine del governo Cuffaro con l’intenzione di reclutare personale mano mano che si acquisivano commesse. Questa fase non si è però mai realizzata e la società è stata un vuoto a perdere. I sindacati Fabi, Fiba Cisl, Fisac Cgil, Ugl e Uilca Uil adesso attaccano: “La lista degli amministratori nominati dalla Regione, che ha acquistato la società nel 2008 pagandola 10 milioni di euro è lunga. Ricordiamo l’ambasciatore Umberto Vattani, l’economista Cleo Li Calzi, il revisore dei conti Carmelina Volpe, l’avvocato Andrea Vincenti. Tutta gente che in 8 anni è riuscita ad azzerare il capitale sociale, contrarre debiti per oltre 4 milioni di euro e far chiudere una società che era il fiore all’occhiello di questa Regione. Oggi chiediamo che non siano i lavoratori, gli unici incolpevoli, a pagare per l’incapacità di altri”. Ma li Calzi replica: “Mi sono dimessa dopo l’approvazione del piano industriale che era stato negoziato coi sindacati e scritto coi lavoratori. Il piano prevedeva una serie di iniziative per salvaguardare la società e i dipendenti. Quel piano è stato messo in pratica solo in parte, per cui di certo non mi possono essere attribuite responsabilità. Io per prima non mi sono pagata gli emolumenti dell’ultimo periodo né li ho mai richiesti pur essendo creditrice, tutto questo per dare priorità ai lavoratori”. Per Vincenti invece “questa è una società in house che come unico socio la Regione. Se non arrivano le commesse, non c’è niente da fare. Il committente è unico, non vedo quali responsabilità abbiano gli amministratori. Io nei pochi mesi in cui sono stato amministratore mi sono resto conto che non c’era interlocuzione e ho chiesto alla Regione di intervenire". I 75 ex dipendenti dopo il licenziamento sono stati inseriti nell' "albo unico” delle società partecipate poste in liquidazione. Un elenco dal quale le altre società rimaste in vita dovrebbero attingere al bisogno di personale. Ma l’Ars con la cosiddetta mini finanziaria varata a fine settembre ha previsto il loro salvataggio attraverso il transito in due società, la Sas o l’Irfis. “A tal fine – ricordano i sindacati - ha stanziato 2 milioni e 700 mila euro e ha affidato alla Sas la gestione la promozione di start-up, restart, incubatori e acceleratori dello sviluppo locale, con una dotazione finanziaria è di 10 milioni di euro”. Domani alle ore 11 è prevista un’audizione in commissione Lavoro all'Ars per discutere del futuro occupazionale dei dipendenti. I lavoratori di Sviluppo Italia Sicilia hanno organizzato per domani un presidio sotto Palazzo dei Normanni in attesa di conoscere gli esisti dell’incontro.