BRUXELLES. Dalla Commissione dovrebbero partire domani le lettere con le richieste di chiarimento sulle bozze di bilancio per l'Italia ed altri cinque o sei paesi, tra cui Belgio, Spagna, Portogallo, Estonia e forse Francia e Olanda. Lo si apprende da fonti della Commissione.
Per l'Italia i dubbi sul fronte delle entrate sono per le troppe una-tantum, su quello delle uscite per il piano nazionale di salvaguardia antisismica, considerato strutturale e non emergenziale. Ok per le spese di ricostruzione locale e quelle per i migranti.
Nei giorni scorsi Renzi ha precisato che non apperterà modifiche alla manovra. "Siamo assolutamente in regola. C'è un termine, il 20 ottobre, che non è perentorio", ha detto a "In mezz'ora" a proposito della data di presentazione della Legge di Bilancio alla Camera. "Il termine - ha insistito - non è perentorio. Dobbiamo presentare la legge a far data dal 20. L'anno scorso l'abbiamo presentata 10 giorni dopo. Quest'anno la presenteremo in settimana". Renzi ha anche detto di non aver parlato con la presidente Laura Boldrini che aveva espresso preoccupazione per il ritardo.
ECCO COSA CHIEDE L'ITALIA ALL'EUROPA. Una spesa extra di 7 miliardi, pari allo 0,4% del Pil, dovuta essenzialmente a due "circostanze eccezionali": l'emergenza migranti e la messa in sicurezza antisismica del territorio, dopo il terremoto del 24 agosto in Centro Italia.
E' questo il conto con cui l'Italia si presenta in Europa per chiedere di alzare il deficit oltre il 2%. Non però dell'intera percentuale (peraltro già autorizzata dal Parlamento), ma di tre quarti di quel margine, ovvero al 2,3% inserito nel Documento programmatico di bilancio, per mostrare comunque un miglioramento rispetto al 2,4% con cui si chiuderà il 2016.
Il Draft budgetary plan cita come prima circostanza straordinaria proprio "il protrarsi dell'emergenza migranti (0,2 per cento del Pil) e la necessità di impostare una politica di ampio respiro nella gestione dell'immigrazione". Dal 2014 sono sbarcati in Italia ogni anno più di 150 mila persone, più del triplo rispetto a quanto registrato nel 2013.
Secondo i dati del Ministero dell'interno, da gennaio a metà ottobre di quest'anno, sono state tratte in salvo in mare più di 145 mila uomini, donne e bambini. Al netto dei contributi Ue, pari a poco più di un centinaio di milioni, la spesa per i migranti è così salita da 1,2 miliardi del 2013 a 2,6 miliardi nel 2015, 3,3 miliardi nel 2016 e si stima a 3,8 miliardi nel 2017, pari appunto allo 0,22-0,24% del Pil.
Il governo chiede quindi che non ci si limiti all'esclusione dal Patto delle maggiore spesa rispetto all'anno precedente (nel 2017 500 milioni in più), ma si consideri invece "tutto lo sforzo messo in campo rispetto ad una situazione priva di emergenza, ossia circa 2,8 miliardi di euro (0,16% del Pil)".
Come seconda circostanza eccezionale Roma indica la messa in sicurezza del territorio italiano. Il sisma di Amatrice ha infatti messo ancor più in evidenza "la necessità di garantire - in aggiunta agli interventi per affrontare i danni immediati che sono già scontati tra le misure una tantum - la salvaguardia del territorio nazionale, in primis prevedendo misure di contrasto al dissesto idrogeologico e mettendo in sicurezza le scuole (circa 0,2 per cento del Pil)".
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