Lunedì 23 Dicembre 2024

Pensioni agricole tra le più basse d'Europa: con punte minime di 276 euro

ROMA. Condizioni degli ex lavoratori agricoli in Italia «da bollino rosso». «Riguardano circa 460 mila pensionati, dei quali l'89,4% non arriva a una pensione di 600 euro al mese» con una «media di settore, la più bassa in Europa» che è «sui 400 euro, con punte minime di 276 euro». Pensioni che costringono «i produttori a continuare l'attività, bloccando il turn-over nei campi con un ingresso dei giovani, sotto il 6%». Lo denuncia Cia-Agricoltori Italiani nel corso del convegno «Pensioni dignitose per gli agricoltori italiani» organizzato con il Patronato Cia-Inac (Istituto Nazionale Assistenza Ai Cittadini) questa mattina presso la Camera, ribadendo la necessità di «riformare il sistema pensionistico, innalzando i minimi almeno a livello della media Ue» per cui «la copertura finanziaria c'è, con uno sbilancio tra entrate e uscite in attivo di 10 miliardi di euro». Cia e Inac propongono «un rafforzamento» della proposta di legge Gnecchi-Damiano n. 2100 che prevede l'istituzione di una pensione base (448 euro) in aggiunta alla pensione liquidata con sistema contributivo; le due organizzazioni chiedono «un sistema misto retributivo contributivo e di ridurre da 15 a 5 anni il raggiungimento della pensione base coinvolgendo una platea potenziale di 7 milioni di persone» e di «concedere la rivalutazione del totale dei contributi prevista solo per i co.co.co. Anche per gli autonomi». «Con le riforme Amato, Dini e poi Fornero vengono sottratti ai pensionati 900 miliardi di euro. Ma ora è il momento di dare e non di togliere ancora» afferma Dino Scanavino, presidente Cia, che ribadisce:«I titolari di azienda sopra i 65 anni sono il 43% del totale: siamo l'agricoltura più anziana del mondo». Le «pensioni da fame» degli ex lavoratori agricoli fino a «soli 276 euro al mese« secondo Cia »riguardano tutto il Paese». «Situazioni difficili - sottolinea la confederazione degli agricoltori - distribuite in tutte le regioni anche se, guardando al rapporto tra densità della popolazione e numero di ex coltivatori diretti e imprenditori agricoli professionali, - specifica - mergono i quasi 28 mila del Trentino, i 51 mila del Piemonte, i 49 mila del Veneto, i 47 mila dell'Emilia Romagna e i 30 mila della Campania». Sulla disponibilità economica per una riforma del sistema pensionistico, Antonio Barile, presidente Inac, Istituto Nazionale Assistenza Ai Cittadini (patronato Cia) specifica che «l'incidenza vera della spesa pensionistica sul Pil è pari al 10,7%. Le entrate superano i 183 miliardi di euro, per uno sbilancio positivo di 10,2 miliardi». «Questi dati - prosegue Barile - dimostrano che esistono i margini per aumentare le pensioni, al contrario di quanto sostenuto da più parti. Un processo che non è più rinviabile, - conclude - perché gli italiani che vivono sotto la soglia di povertà sono quasi 5 milioni e tra questi c'è chi ha lavorato una vita intera nei campi».

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