ROMA. Nulla di fatto: l'incontro di oggi pomeriggio al Mise sulla vertenza Almaviva non ha dato i risultati sperati. Anzi, l'azienda ha ribadito di non essere nelle condizioni di ritirare i 2511 esuberi annunciati. Sulla questione, azienda e sindacati torneranno a incontrarsi al Mise il 27 ottobre. Mentre del trasferimento dei circa 400 lavoratori dalla sede di Palermo a quella di Rende, si cercherà di trovare un accordo venerdì. Di certo, dal tavolo di oggi non è venuta fuori nessuna buona notizia: la richiesta di revoca della procedura per gli esuberi, rivolta all'azienda da parte di governo e sindacati, è stata respinta dall'ad di Almaviva, Andrea Antonelli. «Non ci sono i presupposti per passare alla seconda fase dell'accordo siglato a maggio al ministero dello Sviluppo economico con il governo e i sindacati sulla vertenza Almaviva Contact», avrebbe dichiarato Antonelli , secondo quanto riferiscono fonti sindacali presenti al vertice. Dunque i 2.511 licenziamenti non possono essere scongiurati. Solo nella Capitale sono a rischio sono 1.666 operatori del call center, la parte restante nella città partenopea (845). Per la sede di Palermo, invece, è previsto il trasferimento di quasi 400 operatori in Calabria, a causa della dismissione da dicembre di una commessa Enel. L'intesa raggiunta 4 mesi fa prevedeva il ricorso a contratti di tipo difensivo per 6 mesi fino a novembre nei call center di Palermo, Roma e Napoli e ammortizzatori sociali nel 2017. L'accordo allora ha consentito di revocare 2.988 esuberi nei tre siti. La scorsa settimana Almaviva Contact ha però annunciato l'apertura di una nuova fase di ristrutturazione aziendale, avviato le procedure di licenziamento collettivo per 2.511 dipendenti a Roma e Napoli, con annessa chiusura delle due sedi e di trasferire 300 lavoratori da Palermo a Rende, in Calabria. A far saltare l'accordo secondo l'azienda, sarebbero la mancata applicazione delle sanzioni sulle delocalizzazioni, mentre il fenomeno è in aumento, le gare al di sotto del costo del lavoro, un ulteriore peggioramento dei conti dell'azienda e delle condizioni di mercato, e un iter imprevedibile per le modifiche all'articolo 24 bis. Almaviva Contact lamenterebbe un consistente aumento delle perdite in maniera non più sostenibile, mentre ai sindacati imputerebbe il mancato rispetto degli accordi sull'analisi di contatto individuale. Per Palermo l'azienda lamenta impossibilità di ricollocare tutti i lavoratori impiegati nella commessa Enel in scadenza a dicembre, e che intende trasferire in Calabria ma ribadisce disponibilità a collaborare. All'incontro al Mise oggi ha partecipato anche il vicepresidente della Regione siciliana e assessore alle Attività produttive Mariella Lo Bello, che avrebbe espresso preoccupazione «per le decisioni dell'azienda» anche perchè se per il call center di Palermo al momento previsto è previsto il trasferimento di 300 dipendenti, impiegati nella commessa Enel che scade a dicembre, a Rende «non si può escludere che in futuro possano essere coinvolti tutti i lavoratori». La Regione avrebbe quindi espresso la propria disponibilità a mettere in campo misure per la formazione del personale, anche di concerto con il comune di Palermo, e a costruire percorsi comuni con le altre regioni. Lo Bello avrebbe ribadito che «La Sicilia non può permettersi il lusso di perdere posti di lavoro e chiesto al vice ministro di insistere sul ritiro delle procedure annunciate dalla società e riaggiornare la seduta al 20 ottobre». Sulla vertenza è intervenuto anche il presidente di Confindustria Vincenzo Boccia: «Le attività di Almaviva Contact hanno avuto negli anni un continuo peggioramento nei risultati economici e finanziari, anche a causa dell'assenza di parità di condizione tra gli operatori del settore, una situazione che si è determinata per la sostanziale inattuazione, come più volte affermato dalle istituzioni, della legge del 2012 per la delocalizzazione dei call center nei paesi extra Ue a 'tutela dei dati personali, della sicurezza nazionale, della concorrenza e dell'occupazion. Adesso bisogna intervenire - ha sottolineato ancora Boccia - per accompagnare questi servizi nel loro percorso evolutivo, verso forme di relazione con il cliente sempre più complete e articolate in cui assumeranno rilevanza la tecnologia, l'innovazione e la qualità del servizio. Il quadro normativo deve assecondare questa trasformazione, creando le condizioni a sostegno della buona imprenditoria. Se ciò non accadrà, ci troveremo sempre più spesso a fronteggiare situazioni come quelle di Almaviva, in un quadro di arretramento che rischia di avere,come risultato finale - ha concluso -, solo un effetto di dumping a danno delle imprese e delle persone che operano nel settore rispettando le regole».