PALERMO. La mobilità d’ufficio dei regionali? Un flop, purtroppo. L’atto di accusa viaggia su una relazione interna del Capo del personale, Luciana Giammanco, inviata ai primi di settembre all’assessore regionale alla Funzione pubblica, Luisa Lantieri, nella quale si elencano tutta una serie di criticità, a cominciare dal mancato aggiornamento della banca dati dei dipendenti che rende difficile individuare i funzionari da trasferire al bisogno. Criticità che hanno già portato problemi di personale in uffici alle prese con la spesa dei fondi europei.
Prima i dipendenti regionali venivano trasferiti tramite atto di interpello: si tratta di una procedura che richiede l’adesione volontaria del dipendente e poi il nulla osta del dirigente del dipartimento di provenienza, che quasi mai arrivava perchè nessuno voleva privarsi di personale. Nell’ottobre del 2015 è arrivato invece il via libera allo spostamento d’ufficio dei dipendenti regionali nel raggio di 50 chilometri grazie a una circolare dell’ex assessore Giovanni Pistorio. Questa circolare in sostanza ha recepito le norme varate a livello nazionale dal governo Renzi. Alla Regione, però, sono nati diversi problemi.
La prima richiesta di spostamento di personale è arrivata a metà dello scorso gennaio quando il dirigente generale della Formazione, Gianni Silvia ha chiesto formalmente alla giunta di cercare 30 funzionari per tutta una serie di delicatissime attività da svolgere con urgenza, relative a pagamenti di enti di formazione, spesa di fondi comunitari ed edilizia scolastica. La giunta, secondo quanto previsto dalla circolare, ha dato mandato alla Giammanco, di trovare le figure idonee all’interno dei 17 mila dipendenti. Obiettivo raggiunto il 19 febbraio, quando la Giammanco ha firmato un provvedimento col quale ha disposto il trasferimento di 30 dipendenti. Il trasferimento però è andato a rilento e da allora non si sono registrati altri casi nonostante le richieste di personale siano arrivate da diversi dipartimenti ritenuti strategici, dal Territorio e ambiente fino alle Attività produttive.
Il motivo? La banca dati dei regionali non è aggiornata, lo stesso programma per la gestione dei profili è inadatto all’individuazione dei dipendenti da trasferire. Difficile riconoscere i dirigenti sindacali o i beneficiari della 104, quasi impossibile capire chi è prossimo alla pensione o chi invece svolge un ruolo nevralgico in un determinato ufficio. E così la mobilità è rimasta una chimera.
Nel frattempo la dirigente Giammanco ha fatto ricorso a una procedura ibrida, la “manifestazione d’interesse per la mobilità”. In sostanza si richiede l’adesione volontaria ai dipendenti per un eventuale trasferimento, e poi si prova a procedere con un iter più spedito, quello della mobilità d'ufficio. In questo modo si evita di trasferire personale che non ha i requisiti. È quanto successo ad esempio alle Attività produttive, dove si cercano dieci unità di personale "per attività connesse alla spesa dei fondi comunitari". In particolare il dirigente generale Alessandro Ferrara ha chiesto laureati in Ingegneria, Economia e commercio e Scienze biologiche per portare avanti progetti legati a sviluppo, risparmio energetico e rispetto dell'ambiente.
L'assessore Lantieri valuterà con la Giammanco quale soluzione adottare per rendere efficace la mobilità d'ufficio, a cominciare dallo sviluppo di un programma per gestire meglio e aggiornare la banca dati del personale.
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