Venerdì 22 Novembre 2024

Nuovi contratti, il 71% assunzioni a termine. Cgil: domina lavoro precario

ROMA. Nei primi sette mesi del 2016, le assunzioni a termine sono state circa 2,1 milioni e rappresentano «ben il 71% dei nuovi rapporti di lavoro». È quanto sottolinea uno studio della Fondazione Di Vittorio della Cgil, che rielabora gli ultimi dati dell'Osservatorio sul precariato dell'Inps e ricorda che, sempre nei primi sette mesi dell'anno, nel complesso del settore privato le assunzioni a tempo indeterminato sono state circa 744 mila, 379 mila in meno (-33,7%) rispetto allo stesso periodo del 2015 «e inferiori anche rispetto allo stesso periodo del 2014 e 2013». Ricordando anche che nei primi sette mesi del 2016 sono stati acquistati quasi 85 milioni di voucher, per la Fondazione della Cgil, dunque, «il lavoro precario e instabile si conferma nel 2016 la forma assolutamente predominante di accesso al mercato del lavoro e le nuove attivazioni a tempo indeterminato, inferiori non solo al 2015 ma anche al 2014, dimostrano in maniera evidente che l'elemento predominante per le scelte delle aziende è stato quello degli incentivi». Il saldo occupazionale complessivo (attivazioni/cessazioni) del tempo indeterminato (incluse le trasformazioni) nei primi sette mesi è rimasto positivo (+76 mila), viene inoltre ricordato dalla Fondazione della Cgil, «anche se fortemente ridotto rispetto al 2015 (+465 mila) e al 2014 (+129 mila). E, comunque, nel mese di luglio la variazione netta è stata pressochè nulla (pari a sole 87 unità)». Lo stesso saldo occupazionale complessivo «però beneficia dell'andamento delle cessazioni che sono scese nei primi sette mesi dell'anno di 37 mila unità rispetto allo stesso periodo del 2015. È dunque un dato che va interpretato, tenendo soprattutto conto della forte diminuzione delle uscite per pensioni». La Fondazione Di Vittorio sottolinea, infine, «come la presenza di più fonti statistiche che insistono sugli stessi temi, pur accrescendo il patrimonio informativo, possano provocare un'oggettiva difficoltà nella comprensione delle tendenze in atto, soffermandosi brevemente sulle fonti Inps e Istat, che in ogni caso delineano un quadro evolutivo simile dell'occupazione: arresto della crescita per il tempo indeterminato e aumento per il lavoro a tempo determinato».  

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