PALERMO. La situazione finanziaria delle nove ex Province siciliane è sull'orlo del baratro. L'allarme è lanciato da Cgil, Cisl e Uil: «La politica torni dalle vacanze e intervenga subito: non c'è più tempo da perdere». Nell'ex provincia di Siracusa i dipendenti non percepiscono lo stipendio da quattro mesi, ad Enna i dipendenti sono saliti sul tetto dello stabile perchè l'Ente è lanciato verso il dissesto, così come Ragusa che ha informato la Corte dei Conti dello «squilibrio finanziario strutturale in atto». «Tutto questo è accaduto - denunciano i segretari generali di Fp Cgil,Cisl Fp e Uil Fpl, Claudio Di Marco, Luigi Caracausi e Enzo Tango - a causa di una politica disastrosa, chiamata ora ad interventi normativi straordinari». E all'orizzonte una nuova manifestazione di protesta: «Alla riapertura dei lavori dell'Assemblea regionale, previsti per il 13 settembre,i lavoratori e i sindacati faranno sentire la loro voce sotto Palazzo dei Normanni». Sulla condizione disastrosa delle ex province interviene anche l'Anci Sicilia: «L'attuale condizione finanziaria di Comuni, Liberi consorzi e Città metropolitane è caratterizzata, nella maggior parte dei casi, dall'impossibilità di approvare i bilanci di previsione 2016 e pertanto di erogare servizi efficienti ai cittadini e pagare gli stipendi ai lavoratori precari e non. Con la riforma delle ex Province si è determinato, nei fatti, un assetto nuovo in cui non è più possibile affrontare separatamente le problematiche relative al personale», affermano Leoluca Orlando e Mario Emanuele Alvano, rispettivamente presidente e segretario generale di Anci Sicilia, commentando le notizie sulla protesta dei dipendenti dell'ex Provincia regionale di Enna che temono per l'imminente dichiarazione di dissesto. Un gruppo di precari è da ieri ieri sul tetto di un edificio nel centro storico della città. «Tutto ciò dovrebbe e deve far prevalere sin dalle prossime ore il massimo impegno e la massima collaborazione tra i diversi attori istituzionali e sociali dell'Isola attraverso un confronto che, anche con lo stesso Governo nazionale, possa portare a scelte che evitino conseguenze traumatiche sulla tenuta sociale dei territori - spiegano Orlando e Alvano - Ricordiamo che per quanto riguarda i Comuni rispetto a quanto stabilito dalla Legge di Stabilità regionale 2016 si è determinata una ulteriore riduzione del 9% dei trasferimenti ordinari e non sia ha alcuna certezza sulle modalità e sui tempi per l'utilizzo di ben 165 milioni previsti per spese di investimento e per il pagamento delle rate di mutuo. Sugli Enti di area vasta, rispetto alle note e crescenti difficoltà finanziaria (quantificabili in circa 200 milioni di euro) che da mesi stanno determinando una paralisi dei Liberi consorzi non si intravedono soluzioni». «Allo stato attuale - conclude Orlando - più che pensare ad elezioni di secondo livello da tenersi entro il 30 novembre, bisognerà passare a una gestione da affidare a curatori fallimentari».