ROMA. Il Fondo monetario internazionale (Fmi) rivede leggermente al rialzo le previsioni di crescita per l'Italia. Quest'anno il Pil salirà dell'1,1% (dal precedente 1%) e nel 2017 e 2018 dell'1,25% (dall'1,1% precedentemente stimato per il 2017). Secondo il Fmi che oggi ha terminato la sua missione per l'Article IV, tuttavia, la ripresa "rimane modesta" e "i rischi sono orientati al ribasso" per "la volatilità dei mercati finanziari, il rischio Brexit e l'emergenza immigrazione". "Il raggiungimento degli obiettivi di bilancio e la creazione di un margine per abbassare in modo significativo il cuneo fiscale ancora elevato - sostiene il Fondo Monetario Internazionale - potrebbe richiedere difficili scelte politiche, riguardanti possibilmente anche gli alti livelli di spesa sociale e l'introduzione di una moderna tassa sugli immobili. È importante non compromettere la sostenibilità del sistema pensionistico". Si raccomanda, quindi, "un ampliamento delle basi imponibili, comprensivo della razionalizzazione delle tax expenditures". Secondo il Fondo monetario internazionale, il percorso di crescita intrapreso dall'Italia "implicherebbe un ritorno a livelli di produzione pre-crisi (2007) solo verso la metà degli anni 2020". La crescita nominale, per il Fmi, potrebbe essere troppo debole per risolvere le fragilità finanziarie "ed i bilanci potrebbero continuare a costituire una fonte di vulnerabilità, poiché il loro risanamento richiederebbe un periodo prolungato". Quanto al debito italiano, dice il Fmi, dovrebbe migliorare nei prossimi anni, "qualora si materializzasse la crescita nominale attesa e gli obiettivi di bilancio a medio termine fossero realizzati come previsto. Tuttavia, il miglioramento sarà graduale e vulnerabile agli shock, come nel caso di un eventuale aumento dei tassi di interesse. Un programma ambizioso di privatizzazioni - è la raccomandazione - contribuirebbe ad un più repentino abbassamento del livello di debito".