Domenica 17 Novembre 2024

Giovani, inoccupati a 3 anni dalla laurea e 6 su 10 vivono con i genitori

 ROMA. Oltre un ragazzo su tre tra i 15 e i 34 anni è «sovraistruito», troppo qualificato per il lavoro che svolge. La quota è 3 volte superiore a quella degli adulti (13%). È quanto emerge dall'ultimo Rapporto annuale dell'Istat. Tra i giovani inoltre è più diffuso il part time, soprattutto involontario (77,5% dei part timer giovani, contro il 57,2% degli adulti), «ad indicare un'ampia disponibilità di lavoro in termini di orario che rimane insoddisfatta. Inoltre anche il lavoro temporaneo - sottolinea l'Istat - è diffuso soprattutto tra i giovani: ha un lavoro a termine un giovane su 4 contro il 4,2% di chi ha 55-64 anni». Capita quindi che le professioni più frequenti nell'approccio al mercato del lavoro siano quelle di commesso, cameriere, barista, addetti personali, cuoco, parrucchiere ed estetista. A tre anni dalla laurea solo il 53,2% dei laureati ha trovato un'occupazione ottimale, con un contratto standard, una durata medio-lunga e altamente qualificata. Rispetto a una ventina di anni fa sono quasi raddoppiati i giovani che a tre anni dalla laurea non cercano lavoro, la maggior parte perchè ha deciso di continuare a studiare. Lo rivela l'ultimo rapporto annuale dell'Istat dal quale emerge anche che i laureati 2015 hanno maggiori chance di trovare un'occupazione se nel proprio curriculum possono vantare un'esperienza Erasmus. A tre anni dal conseguimento del titolo, nel 1991 i laureati occupati erano il 77,1%. Questo valore è sceso al 72% nel 2015, anno nel quale non cercano lavoro circa il 12,5% dei giovani laureati, quasi il doppio di quelli del 1991 (6,6%). Quest'ultimo dato va letto - spiegano i ricercatori - assieme al fenomeno della prosecuzione delle attività di formazione: nel 2015, infatti, il 78,7% di coloro che dichiarano di non cercare lavoro risultano impegnati in dottorati, master, stage o ulteriori corsi di laurea, quando nel 1991 la stessa quota era pari a 59,7%. Oggi come allora, invece, le lauree scientifiche continuano a pagare sul mercato del lavoro. Sia per le coorti del 2015 sia per quelle del 1991, infatti, l'aver conseguito una laurea dei gruppi ingegneristico, scientifico e chimico-farmaceutico si associa a probabilità di occupazione di gran lunga superiori a quelle registrate dai laureati del gruppo letterario, con vantaggi che vanno tuttavia riducendosi: gli ingegneri della coorte 1991 presentano un vantaggio di 12,8 volte rispetto ai laureati nelle materie letterarie, vantaggio ridottosi a 5,1 nel 2015. I laureati del gruppo medico hanno invece visto aumentare il proprio vantaggio nella coorte più recente (4,8) rispetto alle precedenti. L'aver completato il corso di studi con un voto finale alto è quasi sempre un fattore di vantaggio, con l'eccezione della coorte più recente per la quale tale fattore non è significativo. E ancora di più lo è lo svolgimento di lavori già durante il percorso di studi: la probabilità di essere occupato aumenta infatti di circa due volte.  I dati mostrano, infine, che la partecipazione a programmi di promozione della mobilità studentesca all'estero (come, ad esempio, il programma Erasmus), che ha interessato il 9,1% dei laureati nel 2007 e il 13,6% di quelli nel 2015 si associa a maggiori opportunità di trovare un lavoro ottimale per l'ultima coorte osservata. La generazione dei 'bamboccionì non molla: nel 2014 più di 6 giovani su 10 (62,5%) tra i 18 e i 34 anni hanno vissuto ancora a casa con i genitori. Lo evidenzia il Rapporto 2016 dell'Istat, sottolineando che il dato ha riguardato nel 68% dei casi i ragazzi e nel 57% le ragazze. Nel contesto europeo l'Italia si schiera quindi in pieno con le medie dei paesi mediterranei («dove i legami sono 'forti'»), a fronte di una media Ue del 48,1%. L'Istituto di statistica certifica inoltre come il divario temporale tra il distacco dalla casa dei genitori e la prima unione (quasi sempre il primo matrimonio) sia aumentato nel corso delle generazioni. Le libere unioni tuttavia non sono solo un preludio alle nozze, ma anche forme di unione alternative al matrimonio classicamente inteso.

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