ROMA. Standard & Poor's conferma il rating 'BBB-' per l'Italia con prospettive stabili. L'agenzia vede positivamente le misure per sostenere il settore bancario ma conferma il taglio delle stime di crescita per l'Italia, portandole all'1,1% per il 2016 e all'1,3% per il 2017.
Standard & Poor's ha di fatto lasciato il merito di credito dell'Italia un gradino sopra il livello 'junk', spazzatura, dove si trova dal maggio 2014. Il livello assegnato è inferiore di un gradino al 'Baa2' di Moody's e di due gradini al 'BBB+' di Fitch. L'agenzia spiega che una promozione potrebbe arrivare se continuano le riforme a sostegno della crescita, migliora la "prevedibilità" della politica di bilancio e il governo mette il debito "su una sostenuta traiettoria discendente".
Al contrario, l'Italia potrebbe scivolare nel 'junk' nell'ipotesi di uno stallo sule riforme e del risanamento del conti pubblici, di una "significativa deviazione negativa" rispetto alle previsioni di bilancio o di un andamento del bilancio delle partite correnti recentemente migliorato. Pesano, sul giudizio di S&P, oltre al debito netto che è il terzo maggiore fra tutti i paesi coperti dall'agenzia, dopo Giappone e Grecia, anche le "debolezze" nell'andamento della crescita e la bassa competitività.
La bassa inflazione, che continuerà (0,2% nel 2016 e 1,1% nel 2017), sta di fatto sostenendo i consumi. S&P si sofferma sulle riforme, e rileva che se approvata dal referendum di ottobre, la riforma del Senato potrebbe "significativamente riordinare il processo legislativo e facilitare il ruolo 'esecutivo' del governo". S&P suggerisce poi una "riduzione del cuneo fiscale" tagliando la tassazione sul lavoro, una misura che "contribuirebbe a riportare competitività" in un contesto di crescita in cui l'agenzia giudica "dubbia" un'accelerazione marcata senza una spinta agli investimenti".
Tema, questo legato al credito bancario: S&P giudica "costruttive" ma "limitate nelle dimensioni" le misure per fronteggiare l'elevato livello di sofferenze, con il risultato che sarà improbabile che i prezzi dei crediti deteriorati incontrino facilmente quelli del mercato. Non piace, infine, a S&P il "ritardo ulteriore nel percorso di risanamento fiscale pianificato" frutto dei tagli della tassazione sulla casa ma anche della frenata sulla spending review. "Riteniamo che il governo difficilmente centrerà gli obiettivi di bilancio del 2018 (deficit dello 0,9% del Pil) e 2018 surplus dello 0,1%)", e inoltre l'Italia è "vulnerabile" a una crescita minore del previsto e a un rialzo dei costi di finanziamento del debito.
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