PALERMO. Dove c’è troppa burocrazia rischia di annidarsi anche la corruzione. Lo dimostra il monitoraggio della Regione sui tempi necessari agli uffici per sbrigare determinate pratiche: dallo studio emerge come il record di ritardi si registri proprio negli uffici del dipartimento regionale Territorio e ambiente e in particolare in quelli che si occupano di Demanio marittimo, coinvolti nell’inchiesta sui lidi di Cefalù. Ogni procedura amministrativa per legge deve concludersi in genere in un tempo fissato tra i 30 e i 180 giorni. Spesso però queste scadenze non vengono rispettate. Nel mirino è finito il cosiddetto “Servizio 5”. Una concessione demaniale marittima andrebbe rilasciata entro trenta giorni ma secondo i dati della Regione, tra il 2014 e il 2015 su 251 pratiche nessuna ha rispettato questo termine. Stesso discorso per le 51 richieste di modifica concessione: si è registrato il 100 per cento di ritardi. Il problema si è ripetuto per le 167 istanze di rinnovo concessione, con l’en plein di ritardi. Sulla circostanza interviene anche l'assessore regionale al Territorio e ambiente, Maurizio Croce, che esclude possibili legami tra ritardi e fenomeni corruttivi, "ma verificheremo eventuali responsabilità" dice. Mentre il presidente della Regione, Rosario Crocetta prevede una "procedura di rotazione negli uffici demaniali, per interrompere i processi di cristallizzazione all'interno degli uffici stessi". Poi il governatore scende nel dettaglio dell'inchiesta: “Il recente arresto dell'ex capo del Demanio marittimo di Cefalù, Antonino Di Franco, pone un ulteriore pesante atto di accusa nei confronti della gestione delle risorse demaniali in Sicilia, dove strutturalmente si assiste a lungaggini, incertezze sul rilascio delle concessioni e sul pagamento dei canoni demaniali, vendite demaniali non autorizzate e persino incongrue, tant'è che ho provveduto a nominare una commissione ispettiva su questo settore”. Il fenomeno interessa anche procedure più complesse per il rilascio di autorizzazioni che sbloccherebbero investimenti e insediamenti produttivi. È il caso della cosiddetta “via vas”, utile a valutare l’impatto di opere e costruzioni sull’ambiente. Succede che la “verifica di assoggettabilità alla procedura di compatibilità ambientale” andrebbe rilasciata entro 90 giorni ma nel 2014, su 166 pratiche, nemmeno una ha rispettato la scadenza. E ancora, lo stesso è accaduto per la "Valutazione d’impatto ambientale": tutte in ritardo le 71 pratiche. Stesso discorso per la “Verifica di assoggettabilità alla valutazione ambientale strategica e Valutazione ambientale strategica”: le 186 procedure hanno registrato tutte un ritardo. “Purtroppo c’è un arretrato pesante – aveva chiarito il dirigente generale del Territorio e ambiente, Maurizio Pirillo - Da un anno, da quando mi sono insediato, ho velocizzato le procedure, ma nei nostri uffici c’è carenza di personale. Abbiamo bisogno almeno di altre 20 unità di personale, ma servono tecnici esperti, chimici, ingegneri”.