PALERMO. Sarebbero circa 20 mila i disoccupati che nel 2015 non hanno percepito la cassa integrazione. I fondi per la Sicilia stanziati dal governo nazionale non sono sufficienti e i sindacati hanno protestato questa mattina davanti all’assessorato regionale al Lavoro, in via Trinacria, per chiedere di intervenire a Roma. Una situazione diventata beffa per le aree di crisi per Gela e Termini, dove il governo regionale nei giorni scorsi ha deciso tramite un accordo di destinare una somma pari al 5 per cento della cassa integrazione. “Ma questa percentuale equivale a 420 mila euro per 2 mila persone, è ridicolo” attacca Gianni Borrelli della Uil e Donatella Bidona della Uiltucs. In provincia di Palermo sono oltre un migliaio i lavoratori che attendono lo sblocco dei decreti e principalmente si tratta di lavoratori del commercio, dell'edilizia, del settore metalmeccanico e di quello agricolo. “Da settimane Cgil Cisl e Uil chiedono risposte sia all'Inps che all'assessorato al Lavoro – dicono i sindacati - per capire quali siano i problemi di che ostacolano l'emissione dei decreti. Non abbiamo ricevuto risposte. Sappiamo che le pratiche non vengono lavorate: non sono né accettate né rigettate. E' tutto fermo. Vorremmo conoscere i motivi ufficiali di questo ritardo: la gente si rivolge disperata ai nostri uffici per chiedere novità sui pagamenti”. Alla protesta hanno preso parte i responsabili del Mercato del Lavoro per Cgil, Cisl e Uil Palermo Alessina Gatto, Daniela Di Girolamo e Gianni Borrelli. Il problema non riguarda solo Palermo. Ieri anche Catania è scesa in piazza con un presidio di protesta in Prefettura e le altre province stanno organizzando manifestazioni di protesta. “Chiediamo una risposta ufficiale. L'anno scorso furono stanziati complessivamente, tra fondi Pac e risorse nazionali, 200 milioni di euro. Quest'anno sappiamo che le risorse stanziate sono inferiori. Abbiamo chiesto di conoscere con esattezza importo degli stanziamenti e numero delle domande. Ma anche questa nostra richiesta di chiarimenti è rimasta senza risposta”. Per i lavoratori un’altra beffa. Due norme contrastanti hanno messo a rischio l’erogazione del sussidio. “Per avere gli ammortizzatori sociali nel 2015 – spiega Borrelli – bisognava percepire con continuità i sussidi nel 2014. Ma un’altra norma nel 2014 aveva limitato a dieci mesi il sussidio. Un corto circuito che ha messo in difficoltà tantissimi disoccupati”.