Lunedì 23 Dicembre 2024

L'acqua costa 367 euro in media a famiglia: ma al Sud di meno

ROMA. Non accenna a diminuire il costo dell'acqua: nel 2015 ha segnato un +5,9% rispetto al 2014 e +61,4% rispetto al 2007 e l'anno scorso il costo per una famiglia è stato in media 376 euro (erano 355 nel 2014) per il servizio idrico integrato. E' la fotografia dell'Osservatorio prezzi e tariffe di Cittadinanzattiva che ha realizzato, per l'undicesimo anno consecutivo, un'indagine sui costi sostenuti dai cittadini per il servizio idrico integrato nel 2015. Le regioni centrali si caratterizzano per tariffe più alte con 511 euro annuali e un maggior incremento rispetto al 2014 (468 euro, +9,2%), segue l'area settentrionale (+5,1%) e poi quella meridionale (+3,2%). A livello regionale, le tariffe più elevate si riscontrano nell'ordine in Toscana, Marche, Umbria, Emilia Romagna e Puglia. Fra i capoluoghi di provincia, le città più care si confermano quelle toscane: Grosseto e Siena con 663 euro prendono il posto occupato nel 2014 da Firenze, seguono Livorno (628 euro), Pisa (621 euro), Carrara (609 euro). Isernia si conferma come città meno cara (117 euro, erano 120 nell'anno precedente); segue Milano con 140 euro (e un aumento del 3%). A livello regionale la maglia nera va alla Toscana: la spesa media in un anno è di 590 euro, con una variazione del 12,2% rispetto al 2014; inoltre, ben nove delle dieci città più costose sono capoluoghi toscani. Evidente rialzo anche in Valle d'Aosta (+10,5%) e in Abruzzo (9,8%). Prendendo in considerazione le singole componenti del servizio idrico integrato, la tariffa più alta per il servizio di acquedotto è applicata a Pesaro e Urbino (371 euro) con una spesa di oltre 37 volte superiore a quella riscontrata ad Aosta (10 euro). Depurazione e fognatura costano complessivamente di più a Carrara (294 euro), circa 7 volte di più rispetto a Imperia (40 euro). La quota fissa più elevata è a Gorizia (108 euro), 29 volte superiore a quella di Milano (3,70 euro). L'Osservatorio conferma che in Italia in media un terzo dell'acqua immessa nelle tubature va sprecata; nel meridione si arriva al 43%, ma a livello regionale le più sprecone sono Lazio (60% il livello di dispersione idrica nel 2014) e Sardegna (52%). Più virtuose il Trentino Alto Adige con il 18%, le Marche al 19%, Valle d'Aosta al 21% e Lombardia al 22%. Già due le condanne ricevute dall'Italia da parte della Corte di Giustizia europea per inadempienze su sistema delle reti fognarie e trattamento delle acque reflue. Nel 2014 è stata avviata una nuova procedura di infrazione che interessa 817 agglomerati di cui 175 in Sicilia, 128 in Calabria e 108 in Campania. A questo si aggiungono le indagini istruttorie dell'Antitrust nei confronti di quattro società che gestiscono il servizio idrico: Abbanoa (Sardegna), Acea Ato2 (Lazio centrale e Roma), Gori (Campania), CITL (provincia di Caserta): nel complesso, le società in questione sono state sanzionate per pratiche commerciali scorrette nella procedure di fatturazione, richieste di pagamento di morosità pregresse ai nuovi clienti subentranti, modalità di gestione dei reclami e procedure di messa in mora e distacco. "Auspichiamo che l'introduzione del nuovo sistema di regole omogenee, in tema di qualità contrattuale, possa essere un primo passo per porre tutti i cittadini italiani in una situazione paritaria a livello di diritti legati agli aspetti commerciali, in attesa di un simile provvedimento sulla qualità tecnica che garantisca a tutti l'accesso e la continuità del servizio stesso" afferma Tina Napoli, responsabile politiche dei consumatori di Cittadinanzattiva. "Accanto ai tre elementi indicati dall'Europa, qualità, accessibilità fisica e accessibilità economica - prosegue - riteniamo indispensabile un ampliamento degli strumenti a tutela del consumatore e una maggiore partecipazione attiva alla definizione del servizio, anche tramite luoghi di consultazione pubblica".

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