Giovedì 19 Dicembre 2024

Le imprese italiane "fanno gola" all'Ue: tra le più cercate dopo la Francia

ROMA. Nel 2015 l'Italia registra un record negli accordi transfrontalieri di fusione e acquisizione. E' quanto sottolinea il Financial Times in un articolo pubblicato sul suo sito, spiegando come le imprese italiane siano in Ue, "dopo la Gran Bretagna e assieme alla Francia, quelle più nel mirino delle acquisizioni straniere". Il valore di tali accordi, nel 2015, ha superato i 50 miliardi di dollari, spiega il quotidiano della City che, in un prospetto grafico, illustra il balzo registrato negli ultimi anni: nel 2014 tale valore si aggirava attorno ai 25 miliardi mentre nel 2013 non superava i venti. Al raggiungimento di tale record hanno contribuito "grandi accordi, come quella da 9 miliardi della Pirelli da parte della ChemChina ma anche il numero stesso di accordi, 248", spiega il Ft che, tra i fattori decisivi per il balzo del 2015, individua "l'istituzione di enti governativi e canali giudiziari dedicati agli investitori stranieri e specialisti assegnati ai grandi investitori per aiutarli a uscire da possibili difficoltà. Mentre la fiducia in un governo stabile è stato un altro fattore chiave per rassicurare gli investitori stranieri". Il Ft registra anche una crescita, sebbene non ai livelli delle fusioni e acquisizioni, dei cosiddetti 'Greenfield investiment' ovvero degli investimenti diretti di una società madre che dà vita ad una nuova iniziativa imprenditoriale in un Paese straniero costruendo strutture operative ad hoc. Una crescita, questa, che è "proseguita in gennaio", sottolinea il Ft citando tra i progetti più recenti quelli della HostGee.com in Sicilia a Palermo e quello della Apple a Napoli e osservando come nel primo mese del 2016 i settori della Ict (Information & Communication Technology) e della logistica abbiano "quasi totalmente costituito" i 'Greenfield investiments' stranieri laddove nel 2015 rappresentavano "il 40% del totale". "Oggi il governo sta attivamente facilitando gli investimenti nel Paese", ha spiegato al foglio londinese Marco Simoni, consigliere economico del premier Matteo Renzi.

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