ROMA. In Italia sono le amicizie e le conoscenze il canale principale per cercare lavoro mentre i centri pubblici per l'impiego sono utilizzati solo da un disoccupato su quattro, la percentuale più bassa in Europa. Nel nostro Paese - secondo gli ultimi dati Eurostat riferiti al terzo trimestre 2015 - l'84,3% di coloro che cercano lavoro si rivolge alla propria cerchia di conoscenze e amicizie o al sindacato, un dato in crescita rispetto al periodo pre-crisi (74% nel terzo trimestre 2007). Resta scarsa invece la fiducia nella possibilità che i centri per l'impiego pubblico possano far incontrare domanda e offerta di lavoro: in Italia nel terzo trimestre 2015 solo il 25,9% delle persone in cerca di lavoro ha dichiarato di essersi rivolto a un centro per l'impiego pubblico a fronte del 46,7% in Europa e del 75,8% in Germania. Peggio dell'Italia, tra i paesi esaminati dall'Eurostat, fa solo la Turchia con il 20,4%. In attesa che venga attuata la parte del Jobs act sulle politiche attive del lavoro con la piena operatività dell'Anpal (l'Agenzia per l'occupazione) l'Istat ha sottolineato che per le imprese sono stati determinanti soprattutto gli sgravi contributivi nelle decisioni sulle nuove assunzioni piuttosto che le misure contenute nel Jobs act. In pratica, ha spiegato l'Istituto di statistica, per la metà delle imprese manifatturiere che ha aumentato l'occupazione tra gennaio e novembre 2015 gli esoneri contributivi hanno svolto un ruolo fondamentale (61% nei servizi). "Il nuovo contratto a tutele crescenti - sottolinea l'Istituto - sembra invece aver esercitato un ruolo meno rilevante, ma pur sempre positivo: il 35% delle imprese manifatturiere lo ha giudicato molto o abbastanza importante contro il 49,5% delle imprese dei servizi". Con la riduzione degli sgravi (40% dei contributi per due anni con un limite annuo di 3.250 euro per le assunzioni a tempo indeterminato fatte nel 2016). Per ora l'intermediazione dei centri per l'impiego è un sostanziale flop. Secondo una ricerca pubblicata dalla Uil i lavoratori che hanno trovato un'occupazione tramite i centri per l'impiego sono circa il 3,1% di quelli che hanno trovato lavoro a fronte del 10,5% in Germania. Secondo il sindacato la responsabilità di questo scarso successo è anche nella scarsità di risorse dato che nei nostri centri per l'impiego pubblici lavorano meno di 9.000 persone contro le 115.000 impegnate nei centri per l'impiego pubblici tedeschi. ''Nel mercato oggi - spiega il presidente dell'Anpal, Maurizio Del Conte - c'è un grave problema di equità ed efficienza. Il sistema non premia il merito e la professionalità e trova più facilmente lavoro chi è dotato di una rete personale o familiare. Chi non ha questa rete è veramente in difficoltà''. Lo scopo della riforma è proprio quello di aiutare chi non ha una propria rete a trovare lavoro costruendo una rete di servizi che coinvolga tutti i soggetti che ora lavorano in ordine sparso nelle politiche attive e ridando fiducia nei centri pubblici per l'impiego.