PALERMO. Ogni anno le Province siciliane versano nelle casse dello Stato un contributo per il cosiddetto risanamento della finanza pubblica nazionale. Nel 2015 tutto ciò è costato 65,8 milioni, quest’anno Roma chiede quasi il doppio: 131 milioni. Un colpo che il governo regionale definisce da Ko per enti che ancora oggi, a differenza che nel resto d’Italia, nell’Isola governano le scuole e si occupano di strade.
Si apre un altro fronte nella partita a scacchi fra Stato e Regione per l’equilibrio dei conti. Un fronte che può avere ricadute immediate visto che l’assessore regionale all’Istruzione, Bruno Marziano, avverte: «Per via del raddoppio di questa ”tassa” a carico delle Province non saremo più in grado di garantire i servizi scolastici per i disabili e la manutenzione degli immobili in cui hanno sede le scuole».
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