ROMA. Il 2015 si è classificato in Italia come l'anno più caldo della storia, con una temperatura superiore di 1,42 gradi alla media di riferimento che ha sconvolto l'ambiente con pere già mature sugli alberi, susini e peschi fioriti in grande anticipo e una preoccupante siccità invernale.
È quanto emerge da un'analisi della Coldiretti sulla base dei dati Isac-Cnr, dalla quale si evidenzia che a livello nazionale nove dei dieci anni più caldi dal 1880 ad oggi sono successivi al 2000. Un anno, il 2015, in cui se è registrata una riduzione del 3% delle precipitazioni rispetto alla media, che sale a oltre il 50% nelle regioni del nord.
Il risultato, sottolinea la Coldiretti, è una situazione di grave criticità idrica con il lago Maggiore al 16,5% della sua capacita e il lago di Como sceso al 9,4%. A preoccupare per la siccità, è soprattutto la mancanza di neve sulle montagne, una scorta importante per garantire gli afflussi idrici determinanti per i raccolti agricoli nei prossimi mesi. Secondo la Coldiretti bisogna intervenire subito, portando acqua ai laghi e alzando il deflusso minimo vitale per evitare rischi di desertificazione del territorio con gravi ricadute sull'economia agricola e sull'equilibrio ambientale. Si tratta degli effetti dei cambiamenti climatici che si stanno manifestando con ripetuti sfasamenti stagionali ed eventi estremi con pesanti effetti sull'agricoltura, con danni negli ultimi dieci anni per 14 miliardi di euro tra alluvioni e siccità.
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