PALERMO. Un governo più forte ma nessun pericolo di autoritarismo, un sistema politico che recupera capacità decisionale, un rapporto diverso fra lo Stato e le Regioni in cui la Sicilia, per stare al passo, deve cambiare la propria classe dirigente. Renato Schifani, ex presidente del Senato e oggi presidente del gruppo Area popolare (Ncd – Udc) a Palazzo Madama, guarda alla riforma costituzionale come uno spartiacque per adeguare l’Italia alle grandi democrazie europee.
Domani (oggi per chi legge, ndr) il Senato si appresta al voto finale sulla riforma Boschi, una riforma che cambierà il volto delle istituzioni...
«Il superamento del bicameralismo paritario, lo snellimento e la semplificazione legislativa, tempi certi per l’approvazione delle leggi sono volti a realizzare una “democrazia governante” che superi finalmente quella incapacità decisionale che affligge da tempo il nostro sistema politico-istituzionale. Ne sarà rafforzata e resa più efficace l’azione di governo, ma anche il confronto e la dialettica parlamentare perché la riforma rafforza complessivamente la forma di governo e il sistema dalle garanzie: dai forti limiti alla decretazione d’urgenza allo statuto delle opposizioni, dal rafforzamento degli istituti della partecipazione popolare al ruolo di garanzia del Presidente della Repubblica, che sarà eletto con un quorum, i 3/5, superiore a quello della maggioranza di governo. Insomma, si tratta di una riforma che avvicina l’Italia alle grandi democrazie europee».
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