PALERMO. I punti nascita di Licata e Bronte potranno continuare le attività pur non raggiungendo al momento i 500 parti l’anno. Nulla da fare invece per Petralia, Santo Stefano Quisquina Lipari e Mussomeli che dovranno chiudere i battenti.
Si conclude così un lungo percorso iniziato nel 2010, quando il ministero della Salute, il Governo, le Regioni e le Province autonome siglarono un accordo per migliorare la sicurezza nelle nascite stabilendo la chiusura dei reparti più piccoli ritenuti insicuri.
La decisione del ministero ha già scatenato l’ira delle comunità locali. «Hanno prevalso logiche di appartenenza politica - attacca il sindaco di Petralia, Santo Inguaggiato - e sono certo che ha pesato il fatto che nel nostro ospedale viene assicurata l’applicazione della legge sull’interruzione volontaria della gravidanza, scelta sempre drammatica per la donna che nessuno può però strumentalizzare, né qualche esponente dell’assessorato né eventuali esponenti romani».
E Magda Culotta, sindaco di Pollina e deputato del Pd, rincara la dose: «La salute non è un privilegio da distribuire col manuale Cencelli».
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