PALERMO. Dal prossimo primo gennaio i permessi sindacali alla Regione siciliana saranno dimezzati e caleranno da poco più di 18 mila a 9 mila. I sindacalisti in aspettativa retribuita invece passeranno invece da 24 a 18. Il risultato è frutto dell’accordo tra governo e sindacati raggiunto ieri all’Aran, l’organismo incaricato della contrattazione per il pubblico impiego guidato in Sicilia da Claudio Alongi.
La proposta del governo non è stata però firmata da tutti i sindacati che sulla scelta si sono spaccati: il via libera al taglio è arrivato dai Cobas Codir, dalla Cisl, dal Sadirs e dal Dirsi. Non hanno firmato l’accordo Cgil e Uil, Siad a Ugl. La spaccatura è legata soprattutto alla richiesta da parte di Cgil e Uil di inserire nell’accordo una richiesta perentoria di scegliere le Rsu, le rappresentanze sindacali unitarie, alla Regione.
Le Rsu andrebbero scelte tramite elezione e in questo modo alcuni sindacati ambiscono a scalare posizioni e aumentare consensi nell’amministrazione. La proposta vede però contrari da tempo gli autonomi, che sono maggiormente rappresentativi. In questo clima di scontro, con malumori tra gli stessi confederali, il governo ha preferito non intromettersi prevedendo nella bozza approvata in giunta lunedì solo un articolo che stabilisce che «entro giorni trenta dalla sottoscrizione dell’accordo sarà attivata l’attività di contrattazione per la definizione ed approvazione del regolamento elettorale per la costituzione delle rappresentanze sindacali unitarie».
Una formula ritenuta troppo generica da Cgil e Uil che non hanno firmato. «Pur condividendo in linea di massima l’impianto complessivo - dice Enzo Abbinanti della Fp Cgil - ci riserviamo di firmare perché ancora una volta la Regione nega il diritto alla partecipazione diretta dei lavoratori».
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