Siamo alla vigilia della legge di bilancio più travagliata di sempre. Una massa imponente di uscite ed un volume calante di entrate rendono problematico l' equilibrio di bilancio. Per una rappresentazione puntuale dello stato dell' arte, viene in aiuto il giudizio della Corte dei Conti. Di seguito riportiamo testualmente le parole dei magistrati contabili sui punti più critici dei conti regionali. I testi sono scelti da Lelio Cusimano.
«Più volte la Corte dei Conti, alla luce del progressivo deterioramento dei conti, nonchè del durevole peggioramento della situazione finanziaria, ha sottoposto ai competenti Organi regionali l' improcrastinabile esigenza di predisporre un concreto programma di rientro dal deficit di bilancio, ormai strutturale e consolidato.
«Con maggiore urgenza e preoccupazione rispetto al passato va segnalata l' esigenza che lo stato dei conti pubblici regionali venga al più presto sottoposto ad adeguati percorsi di risanamento concordati con il livello centrale».
«La Corte, a fronte degli allarmanti esiti negativi che emergono dal rendiconto, deve reiterare i propri rilievi sulla necessità della salvaguardia dell' equilibrio di bilancio della Regione. Tale esigenza, peraltro, assume oggi un rilievo cruciale, alla luce dell' obbligo del pareggio di bilancio per tutte le amministrazioni pubbliche».
«Si sono registrate (nel 2014) minori entrate tributarie per circa 1.540 milioni di euro...; sul fronte della spesa, invece, si sono avuti maggiori impegni di spesa (2.015 milioni di euro), che hanno finito per incidere per un complesso di 2.847 milioni di euro sulla determinazione sia del saldo netto da finanziare sia del ricorso al mercato».
«La Corte dei Conti evidenzia l' uso nel settore pubblico di politiche assunzionali di portata superiore alle effettive esigenze», con l' effetto di avere determinato: «il sovradimensionamento delle strutture centrali e periferiche; la proliferazione di posizioni dirigenziali; l' espansione del perimetro pubblico attraverso enti e organismi esterni; la creazione di uno statuto giuridico ed economico di favore ed irragionevoli disarmonie rispetto agli altri comparti del pubblico impiego».
«Il numero di dipendenti (diretti) della Regione si attesta, anche per il 2014, oltre la soglia di ventimila unità».
«Lo stock del personale in servizio resta sempre molto elevato sia in termini assoluti, sia in rapporto al numero dei cittadini utenti: il rapporto in Sicilia è di 5,13 dipendenti regionali ogni mille abitanti, a fronte di una media per le altre regioni di 1,86 dipendenti ogni mille abitanti». Retribuzioni, oneri sociali e pensioni pesano 1.546 milioni di euro.
«A peso del bilancio regionale tra le spese per il personale debbono considerarsi anche gli oneri derivanti dal pagamento delle retribuzioni in favore dei dipendenti di strutture e organismi esterni ma riconducibili alla Regione. In particolare, continuano ad assumere notevole rilevanza le retribuzioni in favore del personale forestale (275 milioni per 24 mila unità); per le società partecipate (272 milioni); per quello comandato presso altre amministrazioni, inclusi gli uffici giudiziari (4,7 milioni); per le scuole regionali (24 milioni); per i precari degli enti locali (181 milioni per 18 mila unità). Tra i costi del personale devono rilevarsi anche quelli sostenuti da istituti, consorzi o agenzie regionali, a cui la Regione destina erogazioni finanziarie mirate a coprire in tutto o in parte le spese del personale (132 milioni)».
«L' analisi dei dati evidenzia una condizione di progressivo peggioramento anche per la finanza comunale e provinciale, che induce a nutrire forti preoccupazioni per la tenuta degli equilibri di bilancio già nel breve periodo. Particolarmente accentuata risulta la riduzione in entrata dei trasferimenti erariali con una decrescita del 73,5%. Le entrate da trasferimenti regionali subiscono anch'esse una riduzione del 34,9%; pressochè stabili le entrate extra tributarie. La tenuta degli equilibri di bilancio diviene particolarmente difficoltosa, ove si consideri che la spesa corrente dei comuni, tra il 2011 eil 2014, aumenta invece del 5,6%. Molto preoccupante risulta, nell'attuale crisi congiunturale, la costante flessione dei livelli di spesa d' investimento, pari al 6% delle spese finali sia nei comuni che nelle ex Province regionali».
«Complessa e problematica è la situazione dei debiti fuori bilancio riconosciuti, che ammonta ad oltre 163 milioni di euro, di cui circa 101 milioni per i comuni e i restanti 62 milioni per le amministrazioni provinciali».
«Una pericolosa incognita, che grava sul sistema di finanza locale, è costituita dall' esposizione debitoria dei comuni per l' integrale copertura dei costi del servizio d' igiene ambientale, di cui sono ex lege responsabili in via sussidiaria. L' esposizione debitoria complessiva a carico della finanza pubblica è stimabile, allo stato, in oltre 1.816 milioni di euro. L' enorme mole di passività risulta scarsamente sostenibile per gli enti locali e finisce per riverberarsi negativamente sulla gestione del bilancio regionale, di per se connotata da forti tensioni di liquidità».
«Il personale non dirigente dei Comuni siciliani decresce nell'ultimo triennio del 6%, passando complessivamente da 53.350 a 50.130 unità, con una consistenza, però, seconda solamente a quella dei comuni della Lombardia (presso i quali, però, si registra una popolazione quasi doppia e un numero di enti triplo rispetto alla Sicilia). Il personale precario in Sicilia ammonta a 17.047 unità nei comuni e a 978 unità nelle ex Province regionali, per un totale di 18.025 unità».
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