PALERMO. Pane, pasta, dolci, vini, birre, carni e salumi, formaggi, pesce e conserve sono solo alcuni dei prodotti dall'agroalimentare artigiano siciliano che ha visto una crescita dell'export nei primi 6 mesi del 2015. Le esportazioni del settore hanno registrato un +3,7% rispetto allo stesso periodo 2014, con un giro d'affari di 261 milioni di euro.
Il tutto, realizzato dalle 10.197 imprese artigiane dell'Isola, laboratori e botteghe che offrono produzioni straordinarie per qualità, gusto, tradizione e genuinità. Sono i dati sulla Sicilia del dossier dedicato all'«Artigianato Alimentare Speciale Natale», elaborati dall'Osservatorio Mpi di Confartigianato Sicilia, sui numeri del terzo trimestre 2015 dell'Istat e di Unioncamere.
I prodotti made in Sicily piacciono più nei mercati fuori dall'Ue, dove le vendite hanno avuto un'impennata del 13,8%, all'opposto sono diminuite del 2,8% nel Vecchio Continente. Dall'analisi territoriale delle esportazioni del settore alimentare - focalizzata sul primo semestre del 2015 - emerge che le esportazioni rappresentano più della metà (60,5%) del totale delle vendite realizzate oltre confine di prodotti del settore alimentare in tre province: si tratta di Messina con 65 milioni (24,9% del totale Sicilia), Trapani con 48 milioni (18,4%) e Palermo con 45 milioni (17,2%). Tra le nove province della Sicilia, si rileva il maggiore dinamismo delle esportazioni dell'agroalimentare in provincia di Siracusa, con una crescita del 51,6% rispetto allo stesso periodo del 2014.
Seguono Catania con il 31,2% ed Enna con il 15,7%. «Tali indicatori dell'agroalimentare artigiano siciliano sono certamente positivi- commenta Filippo Ribisi, presidente di
Confartigianato Sicilia- ma occorre cautela e tanto lavoro. Bisogna lavorare sulla solidità delle imprese -continua Ribisi- consentirne un maggiore sviluppo abbattendo le »barriere
infrastrutturali«.
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