Una volta, sulle note di una famosa canzonetta di Nino Manfredi, si sarebbe detto che «basta la salute»; ma oggi che le condizioni fisiche dei siciliani risultano tra le peggiori d'Italia, come possiamo consolarci? Insieme a calabresi e lucani, i siciliani compongono infatti la terna delle regioni italiane «meno sane»; questo almeno è l'esito di una serie di indicatori utilizzati per misurare lo stato di salute del Paese e delle sue articolazioni territoriali (Istat, «Il benessere equo e sostenibile; dati 2012-2014»).
Tuttavia al lettore interesserà forse sapere come si arriva a questo (per noi) sconfortante risultato. Cominciamo quindi dal primo e più facilmente percepibile degli indicatori di salute: l'aspettativa di vita. Ebbene in Sicilia si vive mediamente 81,2 anni; un bel risultato non c'è che dire. Non a caso gli italiani sono i più longevi d'Europa assieme agli spagnoli. Peccato però che la vita media di un siciliano risulti più corta rispetto alla media nazionale e persino a quella del Mezzogiorno; per non dire che il divario con la regione più longeva, il Trentino, è decisamente ampio. A Trento e a Bolzano vivono due anni più che in Sicilia; trattandosi di medie, è una differenza sensibile.
Capita spesso, quando ci si riferisce alla longevità, che si parli anche del connesso stato di salute, per sottolineare un parametro altrettanto importante dell'età e cioè la qualità dell'invecchiamento. Anche a questo proposito la situazione della Sicilia non è confortante; un siciliano di 65 anni, infatti, si può aspettare di vivere per altri 7,7 anni senza limitazioni nelle attività per problemi di salute; il 16% in meno che nel resto del Paese. E le prospettive non risultano migliori.
Un bambino italiano che nasce oggi ha davanti un arco di vita, in condizioni di salute «buone» pari a 58,2 anni prima che gli «acciacchi» di varia natura ed intensità comincino a fare sentire il loro peso; l'aspettativa di vita in buona salute per un bambino siciliano è quantificata invece in 56,2 anni. Si tratta di un valore inferiore di due anni al resto d'Italia ma, cosa più grave, inferiore di 13 anni se il confronto si fa con Bolzano.
Come ci spiegano i medici, la qualità della vita e la sua durata dipendono dal patrimonio genetico ricevuto in eredità dai genitori come dallo stile di vita (alimentazione, attività fisica, fumo, abuso di alcol, droghe), oltre che dalle politiche di prevenzione e dal sistema sanitario.
Certo non depone a favore della sanità siciliana il dato sulla mortalità infantile. Bisognerebbe chiedersi perché ogni diecimila nascite, nel primo anno si contino 30 decessi nella media italiana, quasi 39 nel Mezzogiorno e più di 45 in Sicilia; in Friuli sono 22, nelle Marche addirittura 17. Non deve essere agevole per un genitore siciliano accettare una situazione del genere: una vita sana per il proprio bambino inferiore di 13 anni rispetto ad un bambino trentino ed un tasso di mortalità infantile che eccede del 50% la media nazionale. Ma in Sicilia si trova più comodo e mediaticamente più efficace polemizzare sulla chiusura dei centri nascita nell'Isola con meno di 500 parti all'anno, quelli statisticamente meno sicuri per mamme e bambini. Diceva Thomas Jefferson che la democrazia ha bisogno di elettori informati; forse sarebbe sperare troppo dai «nostri».
Ma torniamo allo stile di vita ed in particolare ai «vizietti» dei siciliani. Spesso eccediamo nei piaceri della tavola, tanto che la percentuale in sovrappeso è del 48,7%; un dato che ci colloca al di sopra della media nazionale (44,6%). Con il fumo siamo invece nella media, mentre nel consumo di alcolici risultiamo addirittura virtuosi: meno dell'11% dei siciliani «beve» rispetto al 16% della media italiana e, piccola rivincita, rispetto al 28% dei bevitori di Bolzano.
Sul piano della famigerata dieta mediterranea e sull'attività fisica perdiamo però ben più di una battuta. L'indagine Istat considera infatti la percentuale di quanti consumano quotidianamente almeno 4 porzioni di frutta e/o verdura; ebbene siamo al 10% in Sicilia, al 18% nella media del Paese, al 14% nella media meridionale ed al 28% in Umbria. Ma sul piano dell'attività fisica battiamo tutti i record. Più del 60% dei siciliani «non muove un passo», conquistando così il primato della regione in assoluto più sedentaria d'Italia.
Non basta quindi una mortalità per tumori nella media del Paese; non basta una mortalità per demenze e malattie del sistema nervoso inferiore alla media nazionale ed a quella del Nord; non basta un parametro di stato psicologico allineato alle migliori performance regionali; alla fine la combinazione degli indicatori colloca la nostra Isola al terz'ultimo posto tra le venti regioni italiane, dietro alla Calabria ed alla Basilicata e con più di 32 punti di distacco dalla «solita» Bolzano. Forse è arrivato il momento in Sicilia di parlare anche della salute dei cittadini, oltre che di conti e costi del pianeta sanità.
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