ROMA. In Italia il rischio di povertà o esclusione sociale (28,3%) è superiore di quasi quattro punti percentuali a quello medio dell'Unione europea, pari al 24,4% nel 2014. Così l'Istat. Il valore italiano è inferiore solo a quelli di Romania (40,2%), Bulgaria (40,1%), Grecia (36,0%), Lettonia (32,7%) e Ungheria (31,1%) e su livelli «molto simili» a quelli di Spagna (29,2%), Croazia e Portogallo. Sono anche calati del 25 per cento negli ultimi tre anni gli italiani che dichiarano di non potersi permettere un pasto adeguato (cioè con proteine della carne, del pesce o equivalente vegetariano) almeno ogni due giorni. È quanto emerge da un' analisi della Coldiretti sulla base dei dati Istat relativi al «Reddito e condizioni di vita» dalla quale si evidenzia che restano comunque oltre 6 milioni gli italiani che vanno ben oltre il rischio di povertà e non hanno denaro a sufficienza neanche per alimentarsi adeguatamente. La situazione peggiore dal punto di vista alimentare si registra - sottolinea Coldiretti - nel mezzogiorno di Italia dove la percentuale sale al 17 per cento. «Una situazione - conclude la Coldiretti - che conferma l'attualità dell'obiettivo lanciato da Expo di garantire cibo adeguato per tutti in un Paese come l'Italia che ha enorme risorse alimentari da difendere ed offrire».