Lunedì 23 Dicembre 2024

Scontro sulle deleghe e spazio per i verdiniani in giunta, fallito summit nella notte

Giuseppe Lupo

PALERMO. Palazzo d’Orlenas, 3 novembre, mezzanotte passata da poco. Rosario Crocetta tratta col Pd da quasi due ore per modificare la giunta nominata appena 10 ore prima. Il presidente  si ferma e chiede di sospendere il vertice perchè ha bisogno di mangiare qualcosa. Un crollo. Dovuto a una giornata massacrante: poco dopo la nomina della giunta, nel primo pomeriggio, Crocetta si fionda a Messina per l’emergenza idrica, da lì riparte intorno alle 21 per provare a turare la falla apertasi nella maggioranza dopo il siluramento dell’area Lupo e la “promozione” a sorpresa ad assessore di Antonio Fiumefreddo, fino a oggi presidente di Riscossione Sicilia. Crocetta arriva a Palazzo d’Orleans alle 22,30 e trova ad attenderlo il segretario del Pd, Fausto Raciti, con Baldo Gucciardi, punta di diamante dell’area renziana. Poco dopo arriverà anche Giuseppe Lupo, leader dell’area Dem che a Roma ha in Franceschini il punto di riferimento. Crocetta sa che da Roma Davide Faraone è tornato a chiedere elezioni anticipate. Sa anche che interi pezzi della maggioranza – dai socialisti al Pdr di Cardinale - si stanno sfilando dietro il Pd. E allora mette sul tappeto tutta la propria disponibilità e fa una inversione a U: “Ok, tolgo Fiumefreddo e metto dentro un deputato di area Lupo”. Poi si ferma, chiede di andare a cena da solo e lascia a Palazzo d’Orleans i leader del Pd. E’ il momento che potrebbe essere decisivo. Raciti ha ascoltato da Crocetta la proposta che attendeva da ore. Ma quando il presidente torna al summut “l’affare” non si chiude. Formalmente perché in questo modo Lupo, o chi per lui, dovrebbe andarsi a sedere alla Funzione pubblica. Mentre l’obiettivo sono i Beni culturali. Crocetta prende tempo: “Devo parlarne con Gianpiero D’Alia”, visto che la Funzione pubblica è finita ai centristi che ci hanno piazzato il tecnico vicino anche a Ncd, Carlo Vermiglio. Il vertice notturno, finisce così. Sono le due di notte. Ma i presenti si lasciano in un clima di sospetti reciproci. Perché al tavolo di Palazzo d’Orleans c’era un invitato evanescente, l’area che a Roma fa riferimento a Verdini e che a Palermo si muove sull’asse Pid-Mpa. La proposta, sponsorizzata anche dall’area Faraone, è quella di inserire un tecnico che sia il ponte dei verdini ani verso la giunta. Un modo per allargare la maggioranza e replicare quanto sta accadendo a Roma. Insomma, un secondo caso-Ncd. I pontieri di questa operazione hanno anche individuato l’assessore tecnico che farebbe al caso. E’ Rosa Barresi, già oggi assessore uscente all’Agricoltura. Tutto facile? Niente affatto. Perché si riapre la partita fra le correnti per far spazio ai verdiniani. E nel mirino finisce Cracolici che nella giunta che ha preso forma ieri alle 16 ha fatto la parte del leone con tre posti. Lo stesso Cracolici,  secondo alcuni, rischierebbe, visto che la Barresi è all’Agricoltura dove dovrebbe andare lui. Ma l’altra ipotesi è la sostituzione di Cleo Li Calzi, tecnico in passato indicato da Cracolici e confermato a sorpresa al Turismo. E’ questo il secondo ostacolo che impedisce di chiudere a notte fonda il rimpasto bis, quello che doveva essere lampo. La notizia fa il giro delle segreterie subito. Cardinale, fra i penalizzati di questo rimpasto, la dice anche pubblicamente e si spinge a sospettare che la nomina a sorpresa della stessa Li Calzi sia in realtà frutto dell’avvicinamento dell’assessore all’ala Verdini. Ma Saverio Romano, leader dei verdiniani, frena: “Di Crocetta e dei suoi governi è noto cosa io pensi: tutto il male possibile.  A differenza di Cardinale, sponsor di cotanto presidente fin alla prima ora”. E con queste premesse, nel pomeriggio di oggi, riprende la trattativa infinita per dare alla Regione il governo numero 4 (e mezzo).

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