Giovedì 19 Dicembre 2024

Telecom è sempre più francese, l'imprenditore Neil detiene ora il 15%

MILANO. Spunta a sorpresa il finanziere francese Xavier Neil, numero uno di Free e socio di riferimento di Le Monde (nonchè marito di Delphine Arnaud, figlia di Bernard), tra i soci di Telecom. Per ora è 'solo' una partecipazione potenziale, ma tra opzioni e derivati quando i contratti saranno regolati potrà contare sull'15,14%. È quanto emerge dalle comunicazioni alla Consob. Sul sito della Commissione si legge che il francese ha comunicato di aver incrementato alla data del 27 ottobre la partecipazione e di detenere adesso «una posizione lunga complessiva pari al 15,143% del capitale». La Borsa ha subito 'annusato' la battaglia e il titolo è volato sui massimi che non vedeva da luglio 2008 ('8,7% a 1,26 euro).  La partecipazione di Niel, si apprende dalla comunicazione alla Consob, risulta composta da una partecipazione potenziale pari al 10,033% del capitale con diritto di voto derivante dalla stipula di sei differenti contratti di opzione «call» a cui si aggiungono «altre posizioni lunghe pari al 5,109% del capitale con diritto di voto». C'è chi richiama l'attenzione del Governo davanti all'avanzata dei francesi, c'è la Consob al lavoro per accertare l'ipotesi di un legame con Vivendi che potrebbe far scattare l'obbligo di un'opa mentre da Parigi, fonti vicine al gruppo e a Vincent Bollorè escludono che i due  finanzieri si muovano di concerto. «Non penso ci sia una 'liaison'», commenta l'ad di Telecom Marco Patuano (precisando di non aver avuto contatti) che guarda all'operazione evidenziando piuttosto il fatto che a puntare  sul gruppo siano «investitori esperti in media e Tlc, significa che la strategia che abbiamo messo in campo crea valore». Ed ecco l'operazione nel dettaglio, atipica perchè non avviene  con acquisti sul mercato ma attraverso derivati. Xavier Niel ha una posizione lunga complessiva in Telecom che gli darà diritti di voto sull'11,209% del capitale. Al 21 ottobre, tramite la società indirettamente controllata Rock investment, ha stipulato contratti di opzione call sul 6,1% del capitale (il primo contratto ad essere regolato è quello a giugno per il 4,888% del capitale, poi ce n'è uno che scade a settembre 2017 relativo ad uno 0,606% e uno a novembre 2017 per una pari quota) e altre posizioni lunghe pari al 5,109% del capitale. È un investimento industriale o l'apertura di una breccia per allargare il fronte francese (rumors parlano di un portage e guardano a Orange)? O semplicemente per speculare in un settore dove il risiko si sta surriscaldando? Secondo Patuano è una conclusione affrettata: «la finanza ha sviluppato strumenti diversi, non vedo una dietrologia dietro la tipologia di strumento usato» risponde il manager a una domanda in merito. La Consob però ha acceso un faro. «Il tema è all'attenzione degli uffici della Consob», afferma un portavoce dell'authority. «È inaccettabile che la quarta azienda del Paese passi con un Opa strisciante sotto il controllo di azionisti puramente finanziari con un silenzio assordante del Governo», è la presa di posizione di Asati, l'associazione dei piccoli azionisti di Telecom, mentre il segretario generale di Slc Cgil chiede che sia immediatamente convocato un tavolo con la presidenza del Consiglio dei ministri, il ministro dello Sviluppo. Sul fronte brasiliano intanto il cda di Oi ha detto sì con voto unanime alla proposta di Letter One, ma ha domandato alla società del russo Mikhail Friedman di garantire un'iniezione di capitali di 4 miliardi di dollari invece di una cifra 'fino à 4 miliardi della proposta iniziale. Il board ha poi chiesto, secondo la stampa locale, di stringere i tempi da 9 mesi a soli 60 giorni per un accordo con Tim.  Per ora però Telecom, lo ha sottolineato l'ad Patuano, non è stata interpellata. E dopo aver sottolineato la necessità di rivedere il sistema regolatorio nel paese latino americano ora diventa più esplicito e chiarisce:  «Oggi è impossibile».

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