ROMA. Tunisia, Portogallo, Romania. Paradisi per le tasse, paradisi per i pensionati, che sempre di più lasciano (senza rimpianti) il Belpaese e si godono la terza età in luoghi magari non esotici come le Cayman ma certamente molto, molto interessanti dal punto di vista fiscale. E dove 800 euro sono una vera fortuna. Dopotutto non è certo una novità: l'Italia non è più un paese per vecchi. La vita costa troppo, gli assegni previdenziali non sono quelli di una volta. E cisì da un paio d'anni, silenzioso ma imponente, è scattato l'esodo oltre frontiera dei nonni tricolori. Nel 2014 hanno fatto la valigia in 5.345, il 64% in più dell'anno precedente. Molti sono partiti per Tunisia, Romania o Bulgaria, i Bengodi low-cost dove 800 euro al mese pagati dall'Inps sono una mezza fortuna. L'ultima moda è però un'altra: la caccia alle Cayman della terza età. Quei paesi - il più gettonato è il Portogallo - dove lo stipendio mensile, come in un paradiso offshore, si incassa al lordo. Senza pagare un euro all'Agenzia delle entrate.
L'Europa delle tasse è tutt'altro che unita. Google & C. pagano aliquote da prefisso telefonico in Irlanda e Olanda. Cipro, Malta e Lussemburgo difendono con i denti il loro status di paradisi fiscali. E in questa battaglia erariale tutti contro tutti, il Portogallo è diventato l'Eldorado degli ultrasessantenni. Le regole sono semplici: basta vivere 183 giorni l'anno nel paese, assumere lo status di "residente non abituale" et voilà , il gioco è fatto: per dieci anni la pensione è esentasse. L'Inps l'accredita lorda, come previsto dagli accordi bilaterali. E l'erario locale non effettua alcun prelievo. Guadagna Lisbona (50mila aderenti al programma portano 2 miliardi di Pil l'anno, dice Deloitte). È felice il diretto interessato (mille euro netti di pensione tricolore possono lievitare a 1.300 sulle rive dell'Atlantico). Piangono solo le casse dello stato italiano, orfane di Irpef e consumi degli espatriati.
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