ROMA. Nel secondo trimestre del 2015 crescono le compravendite immobiliari e i mutui. Un dato «certificato» nell' ultimo rapporto Istat che apre spiragli in un settore che negli ultimi anni è stato in costante caduta. Nel dettaglio, l' Istat rende noto che le convenzioni notarili di compravendita per unità immobiliari complessivamente considerate (161.357) hanno fatto segnare un +6,2% rispetto allo stesso periodo dell' anno precedente, dopo la diminuzione del 3,6% registrato nel primo trimestre. L' istituto di statistica spiega dunque che la ripresa delle compravendite immobiliari è generale e riguarda tutti i comparti immobiliari, le diverse ripartizioni territoriali e tipologie di centri urbani del Paese.
La crescita rispetto all' anno scorso è pari al 6,6% per i trasferimenti di immobili ad uso abitazione e all' 1,9% per i trasferimenti di proprietà immo biliari ad uso economico. Per quanto riguarda le compravendite delle unità ad uso abitativo, si registrano valori sopra la media nel Nord-est (rispettivamente +10,8% e +11,8%) e nelle Isole (+8,0% e +10,0%). Nel settore economico, le variazioni positive si riscontrano invece solo al Centro (+16,4%) e al Sud (+2,1%); ancora in affanno Nord-est (-0,9%), Nord-ovest (-1,3%) e soprattutto le Isole (-11,8%). Le convenzioni notarili per mutui, finanziamenti ed altre obbligazioni con costituzione di ipoteca immobiliare stipulati con banche o altri soggetti enti finanziatori, nel secondo trimestre del 2015, sono state 88.173, con un incremento del 23,1%. In recupero tutte le regioni geografiche, con variazioni sopra la media al Sud (+27,7%), nelle Isole (+27,4%) e nel Nord-est (+23,3%).
E a proposito di casa e di polemiche sulla tassa da abolire per la prima abitazione, altri dati arrivano dalla Cgia di Mestre che, numeri alla mano, assicura che, se si guarda al risparmio percentuale che ottengono le famiglie rispetto al reddito, ad ottenere i maggiori vantaggi sono proprio quelle meno abbienti.
A onor di cronaca, una volta chiaro che la Tasi sull' abitazione principale sarebbe stata eliminata per tutti, a prescindere dal valore (catasta le) degli immobili, i primi a fare due conti erano stati gli uffici della Uil servizi territoriali, che aveva stimato un risparmio medio per le case di lusso quelle signorili (A/1), ville (A/8) e castelli e palazzi storici (A/9) - di 2.778 euro, contro i 180-230 euro massimi di media per le altre categorie. Ma, è il ragionamento portato avanti dalla Cgia, se è chiaro che «in valore assoluto» il risparmio è più alto per chi ha ca sedi un certo pregio (anche se per l' associazione in media le ville avranno uno «sconto» di 1.830 euro, i castelli di 2.280) se si guarda invece alla proporzione rispetto al reddito disponibile «il raffronto si capovolge».
Dai dati sulla distribuzione dei proprietari di prima casa sia per fasce di reddito sia per imposta pagata, secondo l' elaborazione della Cgia per coloro che presentano un reddito fino a 10.000 euro, l' abolizione delle tasse sulla prima casa garantirà un risparmio medio di 152 euro che incide per il 3% sul reddito disponibile. Per la fascia di reddito successiva che va da 10.000 a 28.000 euro, invece, il risparmio medio sale fino a 161 euro, ma l' incidenza sul reddito scende all' 1%. Per coloro che presentano un reddito medio disponibile di 100.000 euro, lo sgravio è di 362 euro, ma l' incidenza si abbassa allo 0,58%.
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