WASHINGTON. Si è scusato per il maglioncino Sergio Marchionne, l'amministratore delegato di Fca che sabato sera ha ricevuto il premio per il 'business internazionale' durante il gala a Washington per il 40/o anniversario della Niaf (National Italian American Foundation), l'organizzazione culturale degli italoamericani. «È il nuovo 'dress codè internazionale» ha detto intervenendo all'evento, indossando uno dei suoi inconfondibili maglioni neri, fra una platea in smoking e farfallino nero. «Forse non sono vestito adeguatamente - ha spiegato -, ma è perchè passo molto tempo viaggiando e non posso sprecare ore di lavoro». Per questo - ha spiegato ancora Marchionne - i suoi maglioncini li ordina in serie. L'ad torna negli Stati Uniti per la Niaf dopo le tappe a Londra e Maranello nell'ambito del road show per la quotazione in borsa di Ferrari. La casa del Cavallino Rampante sbarca a Wall Street fra pochi giorni. E Marchionne si limita nei commenti. «È un grande marchio», afferma l'amministratore delegato di Fca, sottolineando di aver scelto personalmente il simbolo "RACE" (Gara) per la Ferrari a Wall Street. «Red (rossa, n.d.r.) non era disponibile», dice, rassicurando sul fatto che il simbolo sarà capito da investitori e analisti: «È uno dei punti forti del marketing Ferrari». Sull'altra partita americana, quella del nuovo contratti di lavoro per Fca, Marchionne è cauto. «Bisogna aspettare che finiscano di votare (i lavoratori, n.d.r). L'ultima volta non è andata come doveva andare, adesso aspettiamo il 21», aggiunge. Il manager di Fca dice di credere che il numero uno del sindacato del settore auto Uaw, Dennis Williams, e la sua squadra «stiano facendo il necessario per spiegare il contenuto del contratto, che per me è andato anche oltre». A chi gli chiede un commento sulla frenata di Standard & Poor's su una possibile fusione di Fca con General Motors, Marchionne risponde: «Con tutto il dovuto rispetto per Standard & Poor's, non ne capiscono nulla». L'ad non perde comunque di vista l'Italia. Sulla Legge di Stabilità ritiene che si «stiano facendo passi in avanti. Non spetta a me giudicare. Facciamolo lavorare».