TORINO. Fca lancia l'offerta pubblica iniziale (IPo) Ferrari a Wall Street. In una nota ricorda che collocherà 17.175.000 azioni ordinarie, pari a circa il 9% del capitale ordinario a un prezzo tra 48 e 52 dollari per azione. Darà inoltre l'opportunità alle banche collocatrici dell'opzione per l'acquisto da Fca di 1.717.150 azioni ordinarie pari a circa l'1% Dele capitale. Le azioni saranno negoziate con il simbolo RACE. Proprio oggi Fiat Chrysler Automobiles spegne la prima candelina e festeggia con l'arrivo in borsa negli Usa del gioiellino di famiglia. Al via dunque il road show con gli investitori in vista della quotazione del 10% della casa di Maranello: un'Ipo (offerta pubblica iniziale) da 1 miliardo di dollari che porta quindi a 10 miliardi di dollari la stima del valore della società. Non si sa ancora la data esatta in cui John Elkann e Sergio Marchionne suoneranno la campanella allo Stock Exchange di New York, inaugurando la contrattazione del titolo che avrà il codice Race, ma sarà entro ottobre e sarà un altro giorno di festa. Una nuova mossa vincente del manager di Fca, che con il ricavato del collocamento di Ferrari punta ad abbattere l'indebitamento del gruppo. E' lui il deus ex machina della fusione di Fiat e Chrysler. La società nata il 12 ottobre 2014, in concomitanza con la parata del Columbus Day e sbarcata il giorno successivo a Wall Street, è una sua creatura. "Un momento storico, l'inizio di una nuova avventura", hanno commentato quel giorno John Elkann e Marchionne. Una svolta che ha cambiato profondamente la fisionomia del gruppo: dopo 115 anni addio alla sede di Torino, trasferimento del domicilio legale ad Amsterdam e di quello fiscale a Londra. Con la fusione la società si è spogliata della sua identità nazionale per diventare un gruppo globale, con un delicato equilibrio tra la parte italiana del gruppo, legata alla storia e quella americana a cui si deve gran parte dei profitti. A mantenere solido il rapporto con l'Italia l'azionista principale, la holding della famiglia Agnelli Exor che, grazie al meccanismo dei diritti di voto doppi consentiti dalla legge olandese, ha rafforzato la sua posizione in Fca. Nessun abbandono dell'Italia, il rapporto con Torino è sempre più forte, ha più volte sottolineato Elkann. L'operazione di un anno fa è stata un primo passo per la realizzazione di un progetto ambizioso che candida Fca, oggi settimo costruttore mondiale di auto, a salire in classifica fino al podio. Risultato che richiede però ancora un passaggio fondamentale, su cui insiste da mesi l'amministratore delegato, la ricerca di un nuovo partner, necessario per potere realizzare gli investimenti promessi e attuare così l'ambizioso piano strategico 2014-2018. Elkann ha spiegato che Exor non vende ma è pronta a diluirsi per accompagnare lo sviluppo della società. Occhi puntati soprattutto su General Motors: la casa di Detroit ha finora respinto con decisione le avances ma Marchionne non ha affatto l'aria di uno che si mette l'anima in pace. A un anno dalla fusione l'agenda di Fca è piena di appuntamenti e di sfide.