PALERMO. Fiumi che esondano, frane e allagamenti, c' è un deficit nella prevenzione in Sicilia? «La Sicilia è allineata, come tutto il territorio nazionale, il problema è generale»: per il presidente del Consiglio nazionale dei geologi Gian Vito Graziano la condanna del maltrattamento e dell' incuria ambientale è estesa e nazionale. «Nessuno fa prevenzione e soprattutto non c' è una legge nazionale a salvaguardia del territorio: il problema non è solo siciliano. Ma in particolare va detto che per gli ultimi eventi nel Messinese ci sono responsabilità oggettive: quello è un territorio particolarmente a rischio, che doveva essere trattato con i guanti per la sua fragilità e invece è stato maltrattato da decenni di politica dissennata, come dire che abbiamo trattato un bambino come se fosse in grado di sopportare le nostre violenze». «È ovunque così, in questi decenni non c' è mai stata una politica di attenzione, non esistono norme, siamo ancora senza una legge di governo del territorio. E vero, è una legge difficile da fare e noi come Consiglio nazionale dei geologi abbiamo richiesto il coordinamento su questo tipo di normativa a tutti i ministri dell' Ambiente che si sono succeduti. Ma questa legge non è nemmeno nell' agenda politica». Una legge di governo del territorio, perché è difficile? «Dovrebbe passare dalla legge urbanistica, si dovrebbe riprogrammare tutto nel territorio e nelle città in funzione dell' evidente cambiamento climatico in atto, con piogge decisamente diverse e più frequenti rispetto al passato, con picchi in settembre e ottobre che sono diventati la normalità. E invece si continua a pianificare dove è possibile, con un approccio che non è più adeguato». «Non è scritto da nessuna parte e lo si vede dalla cronaca di queste ore, chi deve intervenire sulla Catania -Messina? C' è un rimbalzo di competenze e di responsabilità fra il Comune, l' ente gestore, le ferrovie, l' Anas, il Consorzio autostrade, una volta le Province. Non si sa cosa in realtà debba fare ciascuno di questi enti. Tocca alla Regione, ma chi, la Protezione civile? La Regione dovrebbe essere capace, in tempi normali di fare i monitoraggi del territorio, controllarlo e programmare le azioni. Dove sono le frane e dove si verificano è noto». «Diventa difficile individuarlo in questa situazione, ma è la Regione l' ente sovraordinato al dipartimento protezione civile, all' assessorato ambiente, lavori pubblici, genio civile, tutti questi sono organismi regionali, se riu «Per esempio le lottizzazioni approvate senza valutare fino in fondo il danno che veniva creato sul reticolo idrografico, i fiumi, i torrenti, lottizzazioni che poi ven gono regolarmente approvate». «Tutto è legato alla scarsa attenzione degli organi preposti nella filiera, una lottizzazione ha passaggi tecnici e anche politici, va in consiglio comunale e si approva. Oppure una pianificazione sbagliata, per colpa di tecnici che non hanno guardato bene il territorio, forse sapendo di far male. E se ci sono responsabilità per quello che è stato regolarmente approvato, figuriamoci l' entità del fenomeno abusivismo che è stato devastante per la Sicilia». C' è anche una responsabilità di cittadinanza, di comuni comportamenti che penalizzano l' ambiente? «I cittadini che continuano a non capire, per esempio, l' importanza di salvaguardare i cosiddetti canali del malo tempo, di drenaggio delle acque superficiali che poi vengono convogliate a mare per evitare gli allagamenti. Sono stati operativi per secoli fino a un certo momento e poi abbandonati. Se oggi questi canali sono pieni di immondizia è segno che i cittadini non hanno consapevolezza del rischio che corre il territorio. Col tempo i canali sono stati ristretti, c' è stato costruito sopra, il cittadino non è stato informato della necessità di tenerli puliti». Gli enti locali non hanno risorse per progettare la salvaguardia del territorio, c' è un modo per finanziare? «È vero non ci sono risorse, ma i Comuni possono progettare con il sostegno della Cassa depositi e prestiti, anche se le lungaggini sono un vero ostacolo. In ogni caso c' è una proposta: si chiama fondo di rotazione per la progettazione, un sistema del passato, se la politica vuole c' è la possibilità che torni con un finanziamento legato ai ribassi d' asta delle gare d' appalto. Un percorso virtuoso che consentirebbe di accedere ai finanziamenti europei che spesso perdiamo perché non abbiamo i progetti». La Sicilia è indietro nella fase progettuale, per esempio rispetto ai finanziamenti europei? «La Sicilia ha il grave problema del non fare, ma non è peggio rispetto alla media nazionle, anche se questo non consola: se andiamo a vedere tutte le proposte di intervento presentate alla struttura di missione "Italia sicura" varata dal presidente del Consiglio Matteo Renzi, soltanto il 5% circa è supportato da un progetto vero e il 95% attiene a progetti preliminari, quattro fogli di carta. E in questo la Sicilia è in linea con le percentuali nazionali. Credo che i progetti presentati dalla Sicilia siano circa settecento, in media con gli altri, solo progetti preliminari che non possono essere finanziati».