PALERMO. «C'è una corsa ad accaparrarsi forze politiche e singoli politici che risultavano indigeribili perfino a Cuffaro. Lui stesso mi confidò, in una rara occasione di confronto, che non sapeva come liberarsene. E ora invece mi sorprende che ci sia gente nel centrosinistra che vuole riciclare proprio queste persone. Ma se qualcuno pensa che io possa essere complice di questa restaurazione, si sbaglia alla grande. Userò tutti i mezzi per oppormi». Rosario Crocetta è un fiume in piena, le trattative in vista di un rimpasto sono arrivate a un bivio e il presidente manda più di un avviso ai naviganti e soprattutto ai movimenti che si stanno aggregando intorno al Pdr di Totò Cardinale. «Io continuo a confrontarmi con le segreterie di Pd, Udc, Megafono e ora anche Ncd, che sta facendo un percorso di rottura col passato. Gli altri possono aggregarsi a questo progetto ma senza riciclare per chiedere poi una maggiore rappresentanza politica. Non l'avranno». Presidente, perché parla di tentativo di restaurazione? «Guardi, mi viene in mente un episodio del 2004. Io allora ero sindaco di Gela e venni a Palazzo d'Orleans per protestare per una situazione che stava bloccando il funzionamento del depuratore. La mia città era a secco e io me ne lamentai con Cuffaro, che allora era presidente. La vicenda riguardava anche la gestione dell'impianto, all'epoca in mano a imprenditori indagati. E sa cosa mi rispose Cuffaro? Che quella era una situazione in mano ad alcuni politici con cui neanche lui aveva e voleva avere rapporti. Mi confidò che se ne vergognava e mi disse anche di stare attento ad alcuni "miei amici" del centrosinistra nisseno. Mi viene da dire che forse Cuffaro non era il peggiore di quell'epoca ma che si era circondato di un esercito di famelici con i quali non poteva rompere per ragioni politiche». Perché ricorda ora questo episodio. E che c'entra Cuffaro con la sua stagione politica? «Io vedo nel centrodestra e anche in ambienti del centrosinistra movimenti che sono tutti ispirati da una logica anti-Crocetta. È stato così fin dal primo momento. Ma ora la logica anti-Crocetta è necessaria, secondo alcuni, per allargare il consenso verso aree politiche indifendibili. Tanto è vero che non le difendeva neppure Cuffaro, che con loro governava. Alcuni stanno facendo tutto questo inconsapevolmente, altri erano i registi allora e sono i registi occulti anche adesso di un tentativo di restaurazione. Ma, sia chiaro, io non ho promesso a nessuno posti in giunta né nelle liste per le Politiche. E chi lo fa è solo un complottista e agisce per millantato credito nei miei confronti. Io non mi occupo di avere rapporti con singoli politici, o singoli notabili, autocandidati a ruoli che nessuno gli riconosce. Io dialogo con le segreterie dei partiti». In questi giorni c'è stato il battesimo di un movimento ispirato da Tottò Cardinale che partendo dal vecchio Pdr punta ad allargarsi ai moderati che fino a ora sono stati nel centrodestra. È questo che la preoccupa? «Io dico che tutto riconduce a un inquinamento del centrosinistra. Dietro legittimi cambi di opinioni politiche c'è anche la storia dei singoli politici. Chi stava con assessori condannati per mafia non può dire ora di volere essere più renziano di me. È un progetto politico sbagliato. E verrà sconfitto. Sa da chi?». Prego... «L'uomo che sconfiggerà questo progetto è proprio Cuffaro. Mi dicono che a dicembre uscirà dal carcere. E sono convinto che tornerà a fare politica. Magari da esterno, visto che non è eleggibile. Ma sono sicuro che tornerà a fare politica. E per questo motivo non credo che imbarcare tutto il vecchio sia un progetto che possa essere gestito da chi lo sta portando avanti, cioè da alcuni soggetti del centrosinistra. Finirà per farla da padrone proprio Cuffaro, che chiederà il conto agli ex amici e avrà tutti gli argomenti e il fascino per farlo. Ma davvero si crede di poter imbarcare gli ex amici di Cuffaro e utilizzarli nel centrosinistra? Io dico che il centrosinistra deve fare il centrosinistra. Si possono creare forze intermedie ma questo non significa che il Pd debba imbarcare tutto e tutti, altrimenti fa un mutamento genetico e tradisce la nostra storia». Si potrebbe obiettare che anche chi oggi è nell'Udc e nel Nuovo centrodestra ha governato con Cuffaro. Lei però è stato eletto dai centristi e guarda con interesse al partito di Alfano. «Udc ed Ncd hanno fatto uno sforzo di rottura col passato. E per questo dico che Pd, Udc e Ncd, nella maggioranza, non hanno alcuna intenzione di inseguire queste sirene. E si troverebbero a perdere l'occasione di affermare una leadership riformista e legalitaria. Credo che anche ciò che sta accadendo in Confindustria possa essere letto all'interno di questo schema. Ci sono soggetti che si smarcano perché intraprendono l'interlocuzione col vecchio sistema di affari e con la vecchia politica. Tutto si confonde e tutto si appanna». Lei sta aprendo un dibattito anche all'interno del suo partito, dove non tutti sono contrari ad allargare la coalizione a forze provenienti dal centrodestra. «I segretari di Pd, Udc e Ncd sono stati chiari su questo punto. E anche il Megafono lo è stato. I miei interlocutori sono Raciti e D'Alia. Mentre altri sono convinti di essere dei vicerè per autocandidatura o perché sostengono che a Roma gli dicono che è così. Ma sa cosa mi ricordano tutti questi pellegrinaggi a Roma per accreditarsi? Mi ricordano i viaggi di Ciacimino e Lima da Andreotti. Questi due, oltre a rovinare se stessi, rovinarono Andreotti. Ma io non credo che ne Pd nazionale ci sia qualcuno che voglia fare la fine di Andreotti. Per questo al Pd e agli alleati chiedo: chi vogliamo essere? Io dico che dobbiamo essere quelli che hanno vinto le elezioni. E io non posso prendere ordini da soggetti politici che non hanno passato il vaglio delle elezioni. Anche se questo dovesse significare avere difficoltà nel governare. Le riforme si fanno con tutti e non imponendole a colpi di maggioranza ma non possiamo trasformare il centrosinistra in un club delle forze decadenti della prima Repubblica. Per questo ad alcuni compagni di viaggio dico di stare molto attenti. C'è un limite a tutto». A proposito di riforme. Il suo governo ha superato metà percorso ma gli ultimi dati dicono che in Sicilia l'economia è ferma e il lavoro manca ancora mentre a livello nazionale c'è una ripresa su entrambi i fronti. Stiamo perdendo un altro treno. Come pensa di evitare tutto ciò? «La crisi in Sicilia è stata peggiore che altrove. Il Pil ha perso incessantemente anche se nell'ultimo hanno siamo riusciti a invertire la tendenza. Anche in Sicilia sono state registrate 38 mila assunzioni, e non sono poche. Ma è vero anche che il Jobs Act qui non può produrre grandi effetti fino a quando l'impresa rimarrà legata al sistema degli appalti pubblici, perché questi producono solo contratti a termine. Noi puntiamo sui fondi europei, che abbiamo appena programmato, e su Garanzia Giovani. Ma è chiaro che bisogna prima sbloccare l'economia. E sarà possibile farlo solo approvando all'Ars la legge che abbiamo chiamato Sblocca Sicilia. E un sistema di norme velocizza tutti i sistemi produttivi che hanno a che fare con la Regione. Poi aiuteremo le imprese anche nell'accesso al credito. E così pensiamo di far decollare l'economia e, di riflesso, far ripartire il mercato del lavoro». DAL GIORNALE DI SICILIA DEL 2 OTTOBRE