ROMA. «Che il Pil sia aumentato dello 0,2% è positivo. Ma avremmo bisogno di numeri decisamente migliori. Tanto più che questo 0,2 è dovuto essenzialmente al basso prezzo del petrolio, alla svalutazione dell'euro e all'iniezione di liquidità della Bce». Lo afferma il presidente di Confindustria Giorgio Squinzi in un'intervista al Corriere della Sera in cui invita il governo ad «andare avanti con le riforme», in particolare «tutte quelle con un impatto diretto sull'economia».
«Partirei dalla riforma della pubblica amministrazione - spiega -. Bisogna semplificare drasticamente le procedure per fare impresa. I tempi per le autorizzazioni sono allucinanti. Poi ci vogliono relazioni industriali moderne, che accompagnino le riforme del lavoro. Servono interventi di politica industriale in alcuni settori. Prenda l'edilizia. Dal 2007 a oggi si sono persi 900 mila posti di lavoro e i volumi di produzione si sono più che dimezzati. Ci vorrebbe un intervento a tutto campo, dall'edilizia abitativa alle grandi infrastrutture. Questo è un comparto ad altissima intensità di manodopera e rivolto al mercato interno. Si possono fare interventi in molti campi: risparmio energetico, dissesto idrogeologico, post e pre-sismica».
L'occupazione non aumenta nonostante il mix di sgravi contributivi e taglio dell'Irap «perchè non riparte la domanda interna - dice Squinzi -. Perfino nel settore alimentare i consumi non sono aumentati né in quantità né in qualità». «Tutto ciò che va a favore delle imprese va a favore del Paese. La ricchezza per distribuirla bisogna prima crearla. Per questo le riforme sono decisive».
La decontribuzione sugli assunti a tempo indeterminato, concessa per il 2015, per Squinzi deve diventare strutturale «perchè si tratta di utilizzare al massimo il contratto di lavoro a tempo indeterminato. Per noi è una priorità anche nella contrattazione».
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