Venerdì 15 Novembre 2024

Il Pil sale solo dello 0,2%, la crescita dell'Italia è lenta ma anche l'Europa non decolla

ROMA. Il motore della crescita fatica ad  accelerare: oggi l'Istat, diffondendo la stima preliminare del  Pil, ha certificato che nel secondo trimestre l'economia è  cresciuta di un modesto +0,2%. Che non mette ancora in sicurezza  l'obiettivo del Governo di raggiungere +0,7% a fine anno.  Sicuramente pesano i fattori esterni (dalla crisi greca al  rallentamento cinese), visto che anche il resto d'Europa non fa  molto meglio; ma le difficoltà di ripresa erano già evidenti  negli ultimi dati macro. E se il presidente di Confindustria  Giorgio Squinzi vede una conferma della ripresa che non c'è, il  Ministero dell'economia rassicura: riforme strutturali e  politica economica favoriranno l'accelerazione. In base alle stime Istat, il trimestre aprile-giugno cresce  dello 0,2% dal +0,3% del trimestre precedente e dello 0,5%  rispetto allo stesso periodo del 2014. Il dato congiunturale,  più o meno in linea con le attese, è il risultato di un calo del  valore aggiunto dell'agricoltura, un aumento nei servizi, e una  variazione nulla nell'industria (costruzioni comprese). Dal lato  della domanda, va bene la componente nazionale, mentre pesa  quella estera. Se la crescita dovesse restare invariata nei  prossimi due trimestri, si chiuderebbe il 2015 con un +0,4%.     Se così fosse, però, non verrebbe centrato l'obiettivo del  Governo. Che al momento non sembra così a portata di mano. Per  archiviare il 2015 con un +0,7%, infatti, serve una vera  accelerazione: nei prossimi due trimestri non basterà che ci si  fermi ad un +0,2% o +0,3%, ma sarà necessario almeno un +0,4% in  ciascun trimestre. Il dato, però, non sembra preoccupare il Ministero  dell'economia. Il risultato è «come da attese» e la  «programmazione finanziaria del governo è basata su stime  affidabili», affermano fonti del Tesoro, che sottolineano anche  che «il paese può e deve fare di meglio». Risultato atteso anche  per la Confindustria, che però ne dà una lettura meno rosea:  «Purtroppo è la conferma che non c'è una ripartenza vera»,  sostiene Squinzi, indicando che il problema vero è «creare le  condizioni favorevoli all'impresa». Critica anche la Cgil: i  dati sono una buona notizia ma non bastano a creare occupazione.  Per il leader dalla Uil Carmelo Barbagallo i dati confermano una  crescita troppo lenta. E per i consumatori avanti così il Paese  non uscirà dalla crisi.  Il rallentamento dell'economia non è infatti una sorpresa.  Appena una decina di giorni fa l'Istat evidenziava che  l'economia italiana «cresce a ritmo moderato», in parte  influenzata dal rallentamento del commercio internazionale, in  parte dalle «difficoltà di ripresa delle costruzioni e del  mercato del lavoro». Gli ultimi dati dell'Istituto di statistica  evidenziano una produzione industriale in frenata (-1,1% mensile  e -0,3% annuale a giugno), la flessione dell'export (-0,6%  congiunturale a giugno), inflazione stabile al +0,2%, un clima  di fiducia in calo tra consumatori e imprese a luglio e  soprattutto un mercato del lavoro ancora in difficoltà, con il  tasso di disoccupazione salito a giugno al 12,7% (con record al  44,2% per i giovani) e gli occupati ancora in calo.  Qualche segnale positivo potrebbe però arrivare nei prossimi  mesi, indicano gli analisti di Intesa SanPaolo (che vedono non  compromesso al momento l'obiettivo del +0,7% del Governo):  grazie al rimbalzo della produzione industriale previsto a  luglio e al calo delle quotazioni petrolifere che dovrebbe  sostenere il reddito delle famiglie più del previsto.     A frenare comunque è un pò tutta Europa. La locomotiva  tedesca nel secondo trimestre ferma l'asticella del Pil ad un  +0,4%, al di sotto delle previsioni. Risultato inferiore alle  stime anche per l'economia francese, che rimane stagnante con un  Pil invariato (ma il Governo di Parigi resta fiducioso per un  +1% a fine anno). Nel complesso dell'Ue-19 il Pil cresce dello  0,3% (da +0,4% del primo trimestre e dell'ultimo trimestre del  2014).

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