Giovedì 02 Maggio 2024

La Cina svaluta lo yuan: giù anche le quotazioni di petrolio e oro

ROMA. La Cina svaluta a sorpresa lo yuan per cercare di combattere il rallentamento sempre più evidente dell'economia. La Banca centrale ha operato la maggiore operazione degli ultimi vent'anni portando la quotazione ufficiale della moneta nei confronti del dollaro a 6,2298 (-1,9%) specificando che si tratta di una misura 'una tantum'. La Banca centrale di Pechino ha così tagliato il suo tasso (che permette al mercato una oscillazione giornaliera di circa il 2%) dopo che l'ancoraggio al dollaro ha colpito duramente negli ultimi mesi le esportazioni del paese asiatico. La mossa odierna, calcola la Bloomberg, è la maggiore da quando il paese ha unificato, nel 1994, i tassi ufficiali e di mercato dei cambi. Inoltre secondo quanto afferma la stessa banca centrale, va nell'ottica di lasciare al mercato maggiore disponibilità a determinare il cambio considerando alcuni parametri come la domanda e l'offerta e il tasso di chiusura del giorno precedente. Se la svalutazione potrà frenare la fuga dei capitali e rianimare l'export, la mossa colpirà tuttavia il potere di acquisto dei consumatori cinesi su alcuni prodotti. La decisione delle autorità di Pechino arriva peraltro quando nella regione anche le monete dell'Australia, Corea del Sud e Singapore si sono deprezzate aumentando i rischi di una 'guerra delle valute' che punti sulla svalutazione per rendere competitiva l'economia. Petrolio in calo, assieme ad altre commodities, sui mercati a seguito del forte taglio del tasso di cambio operato dalla Cina (quasi il 2%) che fa salire il prezzo del dollaro riducendo le importazioni delle materie prime verso il paese. Il greggio Wti del Texas cede 50 centesimi a 44,4 dollari al barile mentre il Brent è scambiato a 50,1 dollari con un calo di 27 centesimi. Quotazioni dell'oro in calo sui mercati. Il metallo con consegna immediata cede l'1% a 1,093 dollari a seguito della svalutazione dello yuan operata dalla Cina che fa salire il dollaro rendendo meno appetibile l'investimento in oro.

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