Lunedì 23 Dicembre 2024

Nuove imprese turistiche, il Sud batte il Nord

ROMA. Più ristoranti, alberghi e bar, soprattutto al Sud le imprese del turismo tornano a crescere. Tra aprile e giugno di quest'anno si registrano 8.684 alberghi, bar e ristoranti in più rispetto allo stesso periodo del 2014, per una variazione positiva del 2%. A crescere più velocemente sono il Sud e le Isole, che mettono a segno un aumento medio del 2,5% del numero di imprese, contro l'1,8% del centro-nord. L'aumento di imprese riguarda in particolare le grandi città. Nei comuni capoluoghi di Regione le imprese aumentano del 3,1%, per un totale di 4.189 attività: più della metà della crescita registrata a livello nazionale. È quanto emerge dalle rilevazioni dell'Osservatorio Confesercenti sulla natimortalità delle imprese della ricettività e del turismo nel secondo trimestre del 2015. Tra i settori, quello che cresce più velocemente è la ristorazione (+3%). I ristoranti sono in aumento in tutte le regioni d'Italia, soprattutto in Umbria - dove si rileva una crescita del 4,6% - ma anche in Lombardia (+4,5%) e Sicilia (+3,9%). A livello complessivo, è il centro-nord a trainare l'inversione di tendenza, con un aumento del 3,2% contro il 2,8% del Sud e delle Isole. Grande dinamismo imprenditoriale anche nella ricettività turistica, che registra un aumento di 1.333 (+2,7%) tra alberghi, pensioni e hotel. La regione che mostra la maggiore vitalità è la Puglia, dove il numero di imprese del settore cresce del 9.8%, seguita da Lazio (+6,7%) e Sicilia (+5,8%). Per la Puglia si tratta di una conferma dell'alta attrattività turistica della regione, che registra il più alto afflusso in Italia di turisti estivi. Analizzando le macro-regioni, l'aumento di alberghi e hotel appare più rilevante nel Mezzogiorno e nelle Isole (+3,9%) rispetto al centro-nord (+2,3%). Proprio al Centro Nord appartiene l'unica Regione ad aver registrato una leggera diminuzione del numero di imprese nel comparto: l'Emilia Romagna (-0,2%). Meno brillanti, ma comunque in territorio positivo, le performance dei bar. Il numero di imprese del settore è sostanzialmente stabile: cresce infatti dello 0,7%, per un totale di 1.467 attività in più, segnale delle persistenti difficoltà del settore, legate anche all'aumento dell'imposizione fiscale sugli immobili di impresa e delle tariffe per lo smaltimento rifiuti. Anche in questo caso trainano il Sud e le isole, per le quali la crescita del numero di bar si assesta sul +1,9%, nove volte quella del centro-nord (+0,2%) e quasi il triplo della media nazionale (+0,7%). A guidare la carica dei nuovi bar è infatti la Campania (+2,8%), seguita da Puglia (+1,9%) e, a pari merito, Lazio e Valle d'Aosta (entrambi +1,8%). Calano le imprese del settore nelle Marche, dove nel secondo trimestre del 2015 il numero di attività diminuisce dell'1,2% rispetto allo stesso periodo del 2014. Cali anche per il Piemonte (-0,8%) , Liguria (-0,7%), Friuli Venezia Giulia (0,5%) ed Emilia Romagna (-0,1%). "Dopo le contrazioni registrate negli anni scorsi, finalmente la ricettività e la somministrazione provano a ripartire", spiega Esmeralda Giampaoli, Presidente di Fiepet, l'associazione di categoria dei pubblici esercizi Confesercenti. "Alberghi, ristoranti e bar sono da sempre, per tradizione, cultura, capacità attrattiva, un pilastro fondamentale della nostra economia e in particolar modo del turismo. Purtroppo la crisi ha inciso gravemente sulla ricettività e, in particolare, sulla somministrazione: dal 2010 ad oggi i consumi sono diminuiti dell'8,5% nei bar e del 7,9% nei ristoranti. Sono crollate persino le colazioni (-3,3%) e i consumi della pausa-pranzo: il volume d'affari è sceso a 15,1 miliardo di euro l'anno (-18%) con una calo stimato della spesa media del 13%. L'attuale inversione di tendenza - conclude Giampaoli - è comunque un segnale positivo, anche se le difficoltà rimangono intatte. Nell'ultimo anno inoltre abbiamo assistito anche alla preoccupante crescita di fenomeni di ricettività e ristorazione paralleli tramite web, con imprese irregolari che si celano dietro all'etichetta di social per agire senza rispettare le normative - anche fiscali - che devono rispettare gli altri. Concorrenza sleale, a tutti gli effetti, che va contrastata con efficacia".

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