PALERMO. «La crisi economica e la recessione: Postalmarket se ne è andato anche per questi due fattori e non solo perché elettronicamente arretrato rispetto all'oggi, fra l'altro i suoi cataloghi on line sono del 2014». Nel fallimento dello storico marchio non c'è solo l'avanzata dei tablet e l'invasione della vita di tutti in diretta nei social: per il presidente di Confcommercio Palermo Patrizia Di Dio «nelle difficoltà del commercio e anche di quello online c'è in primo piano la mancata crescita economica. Nel caso di Postalmarket si può parlare di un concorso di fattori». Comunque i numeri del commercio online sono travolgenti. «Il trend delle vendite nei siti web italiani ha raggiunto nel 2014 quota 13 miliardi e per la fine del 2015 si prevede l'approdo a 15 miliardi, con un incremento del 15%. Tra l'altro emerge il dato del settore abbigliamento che ha moltiplicato per cinque le vendite rispetto al 2007,generando profitti per 2,2 miliardi». Chi vince? «Chi si reinventa e si riposiziona, chi non lo fa soccombe. Avanzano le realtà più dinamiche con offerte più appetibili, per esempio lo stile e non solo l'innovazione tecnologica: il design, il prodotto esclusivo anche se economicamente di fascia alta, ormai il consumatore cerca nel web il prodotto fashion». Come interferiscono milioni di persone sul web? «L'intromissione dei social nel commercio è planetaria ed ha un rilievo che sta prepotentemente segnando le strategie di marketing di piccole e grandi aziende: vivere perennemente in un social, facebook, in un giornale online, fa dell'utente un fruitore continuo di pubblicità a costo zero per i produttori che con cifre irrisorie raggiungono una moltitudine di persone». Il negozio tradizionale è finito? «Il negozio fisico, tradizionale, sarà comunque ineludibile: quello che sopravviverà usa le tecnologie avanzate. Alcuni sono presenti nei social che lanciano i prodotti con clienti in negozio che concludono l'acquisto».