PALERMO. “Contratti pirata, concorrenza sleale e cambi di appalto senza salvaguardare i dipendenti. Così le imprese scaricano sui lavoratori del commercio gli effetti della crisi e nel 2015 in Sicilia si registrano altri 20 mila disoccupati”. Lo ha detto Marianna Flauto, segretario generale della Uiltucs Sicilia, nel corso della riunione del Consiglio regionale e di quelli provinciali del sindacato, alla presenza di Carmelo Barbagallo, segretario generale della Uil, e Bruno Boco, segretario generale nazionale della categoria. “Dai dati dei primi mesi del 2015 – prosegue Flauto - emerge che l’emorragia di posti di lavoro che da anni insiste. Il tasso di disoccupazione schizza al 24,5% contro il 13,3% della media nazionale, mentre il tasso di disoccupazione giovanile ha raggiunto quota 53,8% ed i consumi continuano inesorabilmente a calare. Oltre la metà delle famiglie siciliane è povera, parliamo di un milione e 71 mila famiglie”.
Secondo Flauto “il crollo del viadotto sulla Palermo-Catania ha dato il colpo di grazia , costringendo i viaggiatori ad una estenuante deviazione che ha spinto turisti a rinunciare ai tour dell’Isola, imprenditori del turismo che hanno visto disdettare le prenotazioni, attività commerciali penalizzate e così via”. In ogni caso il turismo resta in crescita. “Ad esempio le isole Eolie registrano un trend positivo con un incremento delle presenze pari al +15%, a Ragusa si incrementa il numero delle presenze straniere ma si riduce quella dei turisti italiani. In generale l’osservatorio regionale registra un incremento diffuso delle presenze in tutte le province anche se non rilevante tranne che a Palermo dove si registra un calo del 6,7%”.
Nel commercio sono tanti i nodi da sciogliere. “Dalla questione delle gare di appalto e i cambi d'appalto, e quindi della salvaguardia dei lavoratori – spiega Flauto - alla concorrenza sleale che ormai ha raggiunto livelli incontrollabili. La stragrande maggioranza delle imprese fuori Federdistribuzione oggi non applicano i contratto collettivo nazionale e non parliamo di imprese piccole. Ci sono imprese che dietro una legalità apparente si possono permettere un costo del lavoro competitivo con il semplice metodo del 3x2. Cioè pagando 40 ore a due lavoratori che invece ne fanno 60 ciascuno, ogni due lavoratori il terzo è a costo zero. Per contrastare questo fenomeno le imprese "sane " cominciano a pestare i piedi, ad aprire procedure di licenziamento collettivo, a ridurre gli organici distribuendo su chi rimane i carichi di lavoro. Una sorta di adeguamento verso il basso. E le imprese, a fronte di affitti che lievitano, ricorrono talvolta a contratti pirata firmati da sindacati autonomi che prevedono riduzioni economiche e normative che stimiamo, nei casi migliori, del 30, 40 per cento. Sono tutte questioni sulle quali sono necessari controlli serrati e interventi legislativi a livello nazionale”.
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