Venerdì 15 Novembre 2024

Contro la fuga dei cervelli, arriva bonus fiscale per chi torna in Italia: ecco cos'è

ROMA. Parte l'offensiva per attrarre e riportare in Italia i migliori cervelli sparsi all'estero. Da oggi i lavoratori «con qualifiche elevate» che si trasferiranno in Italia con armi e bagagli, dopo 5 anni passati fuori dai confini nazionali, potranno beneficiare di un bonus fiscale del 30% sul reddito imponibile per altrettanti 5 anni.  La norma è stata introdotta, su suggerimento delle Camere, in uno dei decreti attuativi della delega fiscale, quello sull'internazionalizzazione delle imprese, passato all'esame del consiglio dei ministri in seconda lettura ed ora rispedito in Parlamento con qualche modifica per il necessario ulteriore parere. Il tentativo è quello di mettere ordine e potenziare gli incentivi già esistenti e al momento in vigore fino al 2017. La lotta contro la fuga dei cervelli - e la sostanziale incapacità di attrarne di esteri - va avanti infatti da anni, senza essere riuscita però mai ad invertire una tendenza acuita dalla crisi economica. Uno dei primi provvedimenti per incentivare il rientro, e in alcuni casi l'arrivo, risale al 2010 ed è stato appunto prorogato nell'ultimo Milleproroghe per i prossimi due anni. Lo sconto è stavolta però più esteso e si indirizza in modo particolare ai lavoratori altamente qualificati (quelli in vigore dal 2010 sono destinati anche agli studenti che hanno conseguito la laurea all'estero). Chi tornerà dall'estero per svolgere un'attività ad alta specializzazione potrà dunque godere di una decurtazione fiscale di quasi un terzo. Il decreto sull'internazionalizzazione non è stato l'unico ad essere modificato dal cdm rispetto alla prima versione. Una delle principali novità è stata introdotta infatti anche nel testo sulla certezza del diritto e riguarda la voluntary disclosure. La legge sul rientro dei capitali era parzialmente «difettosa» sulla punibilità penale, ora definitivamente blindata. In pratica, la nuova norma estende la «copertura» penale anche agli anni per i quali sono decaduti i termini dell'accertamento fiscale, ovvero 4 per la dichiarazione infedele e 5 per l'omessa dichiarazione. Il governo ha così chiarito e fornito un'interpretazione definitiva al testo, prevedendo esplicitamente l'estensione dei benefici della procedura di collaborazione volontaria anche ai reati penali antecedenti all'arco temporale dei 5 anni (i tempi del penale sono più lunghi rispetto a quelli dell'accertamento tributario). Il rischio per chi avesse deciso di aderire alla procedura di rientro dei capitali sarebbe stato infatti quello di regolarizzare la situazione dal punto di vista amministrativo ma, in caso di mantenimento all'estero di capitali anche prima del 2009-2010, non dal punto di vista penale. Una mancanza di omogeneità che di fatto ha rappresentato finora un disincentivo all'emersione, visto il rischio di incorrere proprio nelle sanzioni penali. Ora chi vorrà ottenere la protezione penale «totale», potrà farlo, pagando le imposte per intero e le relative sanzioni in modo ridotto, proprio come previsto dalla voluntary disclosure per gli anni in cui sono ancora aperti i termini dell'accertamento

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