Venerdì 15 Novembre 2024

Jobs Act, Poletti: contratti stabili quasi raddoppiati

ROMA. «Abbiamo rispettato tutti gli impegni che ci eravamo presi: in un anno abbiamo fatto la legge delega e in sei mesi abbiamo poi approvato tutti e otto i decreti attuativi». Lo afferma alla Stampa il ministro del lavoro Giuliano Poletti, sottolineando che col Jobs Act i contratti stabili sono quasi raddoppiati. «Noi cerchiamo solo di regolare il sistema in maniera adeguata al mondo d'oggi: non è nelle nostre intenzioni nè colpire il lavoratore, nè penalizzare le imprese - spiega -. Ma dobbiamo sapere che siccome anche queste regole entrano tra i parametri che possono far decidere o meno un'azienda di investire nel nostro Paese, la nostra regolazione del lavoro non può che essere equiparabile a quella europea. Se vogliamo che un investitore, italiano o straniero, scelga l'Italia dobbiamo dargli un contesto di questo tipo». Il ministro dice di non essere meravigliato che la Cgil sia ancora contraria al Jobs act: «Camusso ha espresso sistematicamente dissenso dall'inizio di questa vicenda. Io invece continuo a pensare che l'impianto che abbiamo costruito sia molto equilibrato perchè affronta in maniera radicale vent'anni di precarizzazione del mercato del lavoro che si è concretizzata in tante forme contrattuali e col fatto che queste tipologie più flessibili avevano un costo più  basso». «Abbiamo drasticamente ridotto quello spazio grigio che era in qualche modo infilato dentro al lavoro parasubordinato e le collaborazioni, le forme contrattuali più facilmente aggirabili o utilizzabili in maniera scorretta. Ma soprattutto abbiamo rideterminato in maniera molto precisa il concetto di lavoro subordinato in maniera tale da evitare abusi e distorsioni». «Il dato certo è il cambiamento qualitativo che credo sia irreversibile: ormai da 4 mesi i contratti a tempo indeterminato aumentano in maniera significativa. Prima su 100 avviamenti 85 erano precari, oggi siamo arrivati al 25-27% di contratti stabili. In pratica abbiamo quasi raddoppiato».

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