ROMA. L'eolico è attualmente uno dei settori industriali con la crescita più sostenuta, solo nel 2014 ha registrato investimenti globali per circa 100 miliardi di dollari. L'Europa non è stata da meno, e grazie al traino di Germania e Regno Unito ora l'eolico è in grado do soddisfare il 10,2% della domanda elettrica del Vecchio Continente, pari al fabbisogno di 73 milioni di famiglie. A sottolineare i dati, in occasione della 'Giornata mondiale del ventò che ricorre il 15 giugno, è l'European Wind Energy Association.
In un quadro espansivo, l'Italia però non ha tenuto il ritmo. Nel 2014 ha registrato 107,5 megawatt di nuova capacità installata, a fronte dei 437 MW del 2013. La Francia, al contrario, ha installato oltre mille MW, facendo scivolare il Belpaese dal quarto al quinto posto della classifica europea che vede sul podio Germania, Spagna e Regno Unito. Stando alla società di ricerca Althesys, nel 2014 l'eolico italiano ha comunque generato ricadute economiche per più di 800 milioni di euro in termini di valore aggiunto e indotto, 3.400 occupati e 7,7 milioni di tonnellate di CO2 evitate.
Per l'Anev, l'Associazione nazionale energia del vento, il comparto in Italia rischia però di «scomparire a causa di provvedimenti penalizzanti, come la bozza del nuovo decreto» che fissa gli incentivi per le fonti elettriche rinnovabili non fotovoltaiche nel periodo 2016-2020. Il testo, spiega l'associazione, «propone infatti importanti tagli agli incentivi per l'eolico, che ne ridimensionano consistentemente le prospettive di crescita e sviluppo».
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