GENOVA. Da domani, 15 maggio 2015, nell' Unione Europea finisce la disponibilità di pescato ed è necessario ricorrere alle importazioni. È l'allarme lanciato da Coldiretti Impresapesca in occasione dell'incontro «Le frodi: dal mare alla tavola» organizzato a Slow Fish a Genova con il primo mercato del pesce galleggiante di Campagna Amica sulla banchina della darsena del capoluogo ligure.
A Slow Fish, organizzata da Slow Food, Regione Liguria e ministero per le Politiche agricole, che si inaugura oggi, Coldiretti spiega che l'allarme viene dal rapporto della New economics foundation per il calcolo del «Fish dependence day 2015», cioè il giorno in cui l'Europa inizia a essere dipendente dalle importazioni per coprire il proprio fabbisogno di pesce.
«Per aumentare il grado di autoapprovvigionamento sul pescato che negli ultimi anni si e ridotto drasticamente occorre - sostiene la Coldiretti - da un lato lavorare sulla concorrenza sleale del pesce straniero spacciato per italiano e su una maggiore informazione ai consumatori e dall'altro lavorare per una migliore gestione del patrimonio ittico con la ricostituzione degli stock di pesce nel Mediterraneo anche con accordi con Paesi terzi». «Dal punto di vista produttivo - sottolinea la Coldiretti Impresapesca - l'Italia garantisce circa il 13% del totale europeo, pari a 1,27 milioni di tonnellate di pesce ed è del tutto insufficiente a coprire il fabbisogno. In media in Europa si consumano infatti 23 chili di pesce per persona all'anno, che salgono a 25 chili in Italia, un valore pari a meno della metà del Portogallo che con 56 chili a testa è leader in Europa». Negli ultimi 15 anni il grado di autoapprovvigionamento dell' Italia è andato progressivamente deteriorandosi da circa il 50 per cento del 1990 a meno del 30 per cento stimato nel 2015. Una situazione preoccupante tanto che il pescato in Italia sarebbe finito già da due mesi secondo i calcoli del «Fish Dependence 2015 Update».
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