ROMA. C'è il via libera al decreto che sblocca la mobilità nel pubblico impiego, stabilendo tutte le connessioni tra stipendio e inquadramento nei trasferimenti più impegnativi, quelli che implicano il passaggio da un comparto amministrativo a un altro: da un ministero a un ospedale, da una scuola a un comune, da una provincia a un ente di ricerca. Trasferimenti che quindi determinano non un semplice cambiamento di piano magari all'interno dello stesso ufficio, ma in sostanza un nuovo lavoro anche in una sede fisicamente distante da quella originaria, fino a un massimo di 50 chilometri in caso di mobilità obbligatoria, ovvero comandata.
"Tutti i passaggi sono stati completati", spiega il ministro della P.A, Marianna Madia, dopo il disco verde della Conferenza Unificata al decreto che contiene le cosiddette tabelle di equiparazione, strumento base per far scattare i trasferimenti. "Adesso dipende solo da noi". E aggiunge: "valuteremo le condizioni poste dal parere della Conferenza, così come le osservazioni dei sindacati, dopo di che adotteremo" il provvedimento. Per completare il quadro disegnato nel dl Madia, diventato legge l'estate scorsa, manca quindi solo il decreto sui criteri per la mobilità, ma anche quest'ultimo tassello, sottolinea Madia, è ormai "in arrivo".
Il sottosegretario alla P.A, Angelo Rughetti, annuncia così l'ok di Regioni, Province e Comuni alle tabelle di equiparazione: "Condivise le regole per agevolare la mobilità dei dipendenti pubblici. Un passo in avanti" su una questione "sempre rinviata", visto che se ne parlava già nel testo unico del pubblico impiego del 2001.
Quanto alle modifiche che il governo potrebbe apportate al decreto, un dpcm, da quanto si apprende si va verso l'accoglimento di alcune indicazioni poste dalla Regioni per assicurare il mantenimento del salario accessorio nel trasferimento.
Resta però lo scetticismo dei sindacati. La Cgil vuole vederci chiaro e chiede un incontro: "È ora che il governo ascolti i lavoratori", sottolineano gli statali di Corso d'Italia. Le problematiche rilevate dalla Cgil riguardano in particolare il rischio "di produrre un consistente danno economico" per chi subisce la mobilità. Inoltre il sindacato mette in evidenza il problema del "doppio binario": per gli esuberi delle Province dovrebbe continuare a valere il meccanismo della legge Delrio. Non tanto diverse le conclusioni della Cisl Fp: "siamo a un esercizio della mobilità non come occasione di crescita ma come scacchiera, senza alcun vantaggio per i cittadini".
Intanto resta aperto il cantiere della delega P.A. e da un incontro con il ministro Alfano, sempre la Cisl Fp fa sapere come sia emersa la volontà di "escludere la carriera prefettizia dal ruolo unico". In altre parole per i prefetti non varrebbero le nuove regole sulla dirigenza, ma resterebbe la disciplina attuale.
Persone:
Caricamento commenti
Commenta la notizia