ROMA. Il ministro dell'Economia, Pier Carlo Padoan, difende davanti alle commissioni Bilancio di Camera e Senato l'impianto del Def. E risponde ai diversi appunti arrivati (Bankitalia guarda ai conti, la Corte dei Conti alle riforme) sull'uso del tesoretto che verrà impiegato - dice il ministro - in modo «coerente» rispetto alle politiche economiche. La «differenza di un decimo di punto di Pil» tra deficit tendenziale e programmatico sarà utilizzato per «misure con effetti temporanei sul bilancio, per il 2015, ma coerenti con il processo di riforme intrapreso».
E, ribadendo la propria idiosincrasia verso il termine 'tesorettò aggiunge: «sull'utilizzo di quella cosa che alcuni chiamano tesoretto e che io chiamo differenza tra indebitamente tendenziale e programmatico non è stato deciso alcun che e naturalmente accolgo volentieri le esortazioni alla prudenza. È chiaro che ci sono elementi di incertezza e che va valutata la disponibilità di risorse in eccesso». Poi un accenno al percorso nel medio termine per il quale Padoan si dice però fiducioso rispetto al giudizio Ue: «sono fiducioso - dice - della positiva accoglienza per la clausola di flessibilità da parte della Commissione Ue e del Consiglio». Inoltre l'Italia sta «rispettando la regola del debito: va rispettata nel periodo finale, il 2018».
Mentre per il 2015 «l'insieme delle circostanze eccezionali è sufficiente a considerare regola del debito soddisfatta». Il titolare di via XX Settembre spiega che «l'economia italiana è uscita dalla recessione» e ricorda: «la crescita del Pil sarà dello 0,7% (+0,1% nel primo trimestre dice Istat, ndr) nel 2015 e poi dell'1,4% e dell'1,5%. Si tratta di previsioni prudenziali ma i primi dati sono incoraggianti». Con il Def «sosteniamo la ripresa evitando l'aumento pressione fiscale» anche perchè si è in presenza «di un deciso miglioramento del contesto». E sempre riferendosi al miglior 'contestò spiega che questo «consente una ripresa più rapida e una crescita maggiore di quanto previsto». L'azione del governo «è rafforzata non certo indebolita dalla finestra di opportunità». Parlando della politica economica Padoan conferma che ci sarà lo stop alle clausole di salvaguardia: «il minor gettito sarà compensato in parte da tagli di spesa per 0,6% punti di pil».
Quindi si andrà avanti con la spending ma anche con le privatizzazioni: «le operazioni previste - dice - sono confermate: gli introiti per dismissioni sono valutati in 1,7 punti di Pil nel quadriennio con un contributo importante per collocare il debito su un sentiero discendente». Poi, nel 2016, arriverà la local tax. E per le riforme già attuate nel mercato del lavoro aggiunge: il «taglio del cuneo fiscale» e «gli incentivi» alle assunzioni introdotti con la legge di Stabilità «rafforzeranno l'impatto del Jobs Act». Insomma il Def - spiega il ministro - «conferma un netto cambiamento di marcia nella situazione economica e finanziaria del Paese» e «il Governo agirà per sostenere la ripresa evitando un aumento fiscale e rilanciando gli investimenti». Padoan ribadisce infine, a nome del Governo, «l'impegno a lavorare con vigore per il completamento delle riforme di cui il Paese ha bisogno da molti anni».
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